Cesena, 18 febbraio 2014 - Il bimbo, di appena sei mesi, è nel suo lettino. Si chiama Gabriele, è nato a Cesena e non può immaginare che di lì a poco metterà a prova la rete sanitaria del territorio. Così come i suoi genitori non possono pensare, in quel frangente di paura che non scorderanno, poiché rarissimo, che la bronchite di cui è affetta la loro creatura potrebbe essere letale. È successo poche mattine fa, a Cesena. Quelle che seguono, alla moviola, sono le azioni che hanno salvato la vita al piccolo Gabri.

"Il bambino — spiega il primario di Pediatria e terapia intensiva pediatrica, Augusto Biasini — era affetto da bronchite e il pediatra di famiglia, correttamente, aveva somministrato le cure più adeguate". Solo che non basta. In casi rarissimi, infatti, la bronchite può trasformarsi in insufficienza respiratoria. Il respiro del piccolo è sempre più lieve. Il flusso di aria è un refolo basso e affaticato. È mattina, sono circa le 10 e i genitori cercano di svegliarlo ma il bimbo è assopito. Non si sveglia.

"I polmoni del bambino — spiega il medico — non stanno facendo il loro mestiere. V’è un aumento di anidride carbonica e il bimbo è in carbonarcosi". Completamente assopito e non risponde. I genitori chiamano il 118. I sanitari giunti a sirene spiegate capiscono che il bimbo è da prendere per i capelli. Sta collassando. Via con l’intubazione. Tempo per cercare la vena non c’è, i sanitari praticano la puntura intraossea.

"Via necessaria — illustra Biasini — per somministrare le cure. Un canale di priorità per farmaci e antibiotici". Le pale dell’elicottero, intanto, stanno spazzando via la polvere dal giardino. Il collasso non può aspettare il traffico della città. Nel giro di un’ora il piccolo Gabriele è accolto dal reparto di terapia pediatrica. Enclave medica dove, in media, si accolgono e si curano oltre 250 bambini ogni anno. "Quando il bambino è arrivato — ricostruisce le tappe il medico — era già in coma. Respirava appena ma non si muoveva. Solo il giorno dopo abbiamo avuto la certezza che sarebbe sopravvissuto. Fondamentale la tempestività di tutti gli interventi: da quello in abitazione al reparto ospedaliero. In casi analoghi si può anche non sopravvivere". La domanda che serpeggia, ora, è se una bronchite in un bambino può provocare il rischio di morire.

"È un caso rarissimo — osserva Biasini — tanto che durante l’indagine eziologica (per individuare il rapporto causa effetto) il virus riscontrato non era di quelli annoverati in nomencaltura". L’unica certezza, per i genitori del piccolo, è che alla fine i nodi della rete hanno tenuto. Gabri è stato salvato e alla fine lo staff che si è avvicendato al lettino del bimbo ha meritato anche una targa di ringraziamento donata al reparto dalla famiglia.

Mattia Sansavini