Aborto, le cesenati scelgono la pillola Ru486

Nel 2021 sono state 213 le interruzioni di gravidanza, mentre nei primi otto mesi del 2022 sono 135: quasi il 70% sceglie la pillola

Cesena, 17 dicembre 2022 - La buona notizia è che i numeri calano. Parliamo di interruzioni volontarie di gravidanza, che nessuna donna affronta a cuor leggero sia per ragioni etiche che sanitarie. In Emilia-Romagna la diminuzione si attesta su un ulteriore 6 per cento fermando a 5.671 i ricorsi all’aborto nel 2021. Il dato più basso dal 1980, anno in cui è iniziata la rilevazione, che ha visto un progressivo calo del numero degli aborti in caso di gravidanza indesiderata.

Una manifestazione a favore della legge 194
Una manifestazione a favore della legge 194

E’ il palese risultato di una buona contraccezione e di un’educazione sanitaria che ha portato i suoi frutti. Un focus sul nostro territorio evidenzia che nel corso del 2021 al Bufalini sono state effettuate 213 interruzioni volontarie di gravidanza (1.153 è il dato romagnolo), il 60,2 per cento (sale al 61,8 per cento il dato regionale) ha scelto l’aborto farmacologico.

Aggiornando ancora il focus su Cesena emerge che da inizio 2022 al 31 di agosto sono stati registrati 135 casi di Ivg, di cui 93 farmacologici e 42 chirurgici. Il dato del farmacologico è salito dunque al 68,9 per cento tra il 2021 e il 2022. Ed ecco l’evidenza di una nuova tendenza: la maggior parte delle donne cesenati sceglie la pillola abortiva Ru486 a scapito dell’interruzione chirurgica. Non è così nella media nazionale che si ferma al 31,9 per cento. Ma, per il momento, la somministrazione della Ru486 avviene solo in ospedale. C’è in corso, tuttavia, una verifica di fattibilità per stabilire se anche nei consultori c’è la disponibilità delle risorse professionali, degli spazi, ma soprattutto della gestione dell’emergenza. La Ru infatti può dar luogo ad emorragie o a reazioni negative. Per ora la sperimentazione, per quanto riguarda la Romagna, si è concentrata solo su Ravenna e Cattolica.

«I dati 2021 - commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - ci confermano che il ricorso al trattamento farmacologico non ha comportato un aumento nel numero dei casi, ma ha portato ad un’anticipazione, in termini di età gestazionale, dell’interruzione e ad una riduzione dei tempi di attesa. Riteniamo i consultori familiari luoghi adatti ad accogliere le donne che decidono di intraprendere questo percorso, perché rispondono all’esigenza di garantirne diritti e salute".

Il calo degli aborti indotti nella nostra regione registra un meno 239 casi di donne italiane residenti rispetto al 2020 e di 152 straniere. Cresce invece di 37 unità rispetto all’anno precedente il numero di residenti fuori dall’Emilia-Romagna. La maggior parte delle donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è nubile (56,2 per cento), occupata (il 53,1 per cento), ha già un figlio (il 61,5 per cento) e una istruzione superiore (per il 63,7 per cento). Il 61,8 per cento delle donne preferisce il ricorso ai farmaci piuttosto che alla chirurgia. Oltreché aver reso disponibile la Ru486 nei consultori, per il momento sperimentalmente, la Regione ha avviato una ricerca sulle motivazioni che inducono le donne a richiedere l’interruzione della gravidanza, per comprendere se e come si sono modificate nel tempo. Nel 2021 ha investito 390mila euro per promuovere interventi di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole tramite gli Spazi Giovani.