Addio a Mario Guidazzi, bandiera del Pri

L’ex vicesindaco è deceduto ieri all’età di 78 anni. Combatteva da tempo con coraggio contro una grave malattia

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di Andrea Alessandrini

Ieri alle 16 è morto alla clinica ‘Malatesta Novello’ Mario Guidazzi, politico cesenate di lungo corso, repubblicano e mazziniano, tra i più noti e rappresentativi della scena territoriale. Aveva 78 anni. Era nato a guerra in corso, pochi mesi dopo l’uccisione di suo padre da cui prese il nome: era il 22 gennaio 1944 quando in corso Cavour durante un corteo fascista per prelevare dall’ospedale la salma di un milite ucciso e celebrarne il funerale, Mario Guidazzi, atteso a casa dalla moglie prossima a partorire, fu prima minacciato e picchiato da due militi del battaglione Guardia del Duce e infine ucciso dal sergente maggiore dello stesso reparto.

Mario Guidazzi, che è stato insegnante di Italiano e Storia all’istituto Serra di Cesena, lascia la moglie, i figli e i nipoti e uno stuolo di amici e conoscenti che gli hanno sempre riconosciuto, anche quelli con altre appartenenze politiche, lealtà, tolleranza e rettitudine nella sua focosa passione per la politica e il repubblicanesimo.

È stato consigliere comunale, assessore e vicesindaco del Pri in più legislature e la sua storia di amministratore a palazzo Albornoz prese l’abbrivio nel 1970, quando venne eletto tra i consiglieri repubblicani. Insieme a lui c’era anche il ‘maestro’ Oddo Biasini, che fu suo punto di riferimento insieme alla stella polare Ugo La Malfa. Altro punto fermo Tonino Manuzzi, il sindaco repubblicano della sua giovinezza. Guidazzi era molto amico anche di Giorgio La Malfa, iscritto al Pri di Cesena, proprio grazie alla consuetudine che ebbe con lui.

L’ultimo atto di Guidazzi amministratore comunale fu nel 2004, quando, pochi mesi prima della fine della prima legislatura con Giordano Conti sindaco, si dimise da vicesindaco della giunta di centro-sinistra in seguito all’uscita del Pri dalla maggioranza, a causa dell’ingresso di Rifondazione Comunista, inviso all’edera. Pochi mesi dopo si candidò sindaco per il Pri e nel manifesto elettorale si fece ritrarre insieme al nipote bambino.

La sua esperienza da consigliere comunale si concluse nel 2009. Risale al 2014 uno dei suoi dolori politici più acuti: l’uscita del Pri dal consiglio comunale in cui non rientrò neppure nelle comunali del 2019. Il consiglio comunale e la storica sede del Pri in corso Mazzini erano la sua seconda casa. La sala consiliare è stato il suo palcoscenico: memorabili, in tempi in cui i consigli comunali erano scuola di dibattito politico, le dispute dialettiche con Vittorio Pieri, Romano Colozzi, Denis Ugolini e Riccardo Caporali. Nel Pri ha ricoperto per tanti anni l’incarico di segretario di consociazione, che tuttora rivestiva, ed è stato nella direzione nazionale. Nel 2001, secondo governo Berlusconi, si tramanda che si aprì lo spiraglio per la candidatura di un deputato repubblicano romagnolo che venne identificato proprio in Mario Guidazzi, ma declinò perché era vicesindaco nella giunta di centrosinistra a Cesena. Tra gli ultimi a vederlo e parlargli è stato l’amico Africo Morellini.

"Sono stato a trovarlo in ospedale tre giorni fa - comunica -. Fino a gennaio Mario si muoveva ancora per la città, poi una caduta gli ha provocato altri seri problemi. Conviveva da anni con una grave malattia che lo aveva debilitato, ma manteneva i suoi interessi. Era più giovane di me, abbiamo vissuto una vita da repubblicani insieme e siamo stati a fianco anche nel Circolo Goliardico".

Oltre alla politica, l’altro grande amore di Guidazzi è stato Cesena: quando lo si incontrava per strada era impossibile sottrarsi ad una conversazione anche fuggevole: aveva sempre da dire e proporre qualcosa, mai banale, sulla sua città.

Già tanti ieri pomeriggio hanno fatto pervenire ai familiari e al partito le condoglianze. I familiari, il Partito Repubblicano, i tanti amici e la città lo saluteranno in un funerale repubblicano laico senza prete, con la fanfara, che dovrebbe svolgersi domani. Don Piero Altieri, il decano dei sacerdoti cesenati, era suo caro amico e avrebbe voluto andarlo a trovare nei giorni scorsi, ma le condizioni si erano molto aggravate e ha dato a Morellini una lettera da portargli.