Omicidio Alfredo Benini, il Ris. "La nipote pulì le tracce di sangue"

Cesenatico, l’analisi sui reperti sequestrati

Cesenatico, Alfredo Benini (nel riquadro) aveva 87 anni

Cesenatico, Alfredo Benini (nel riquadro) aveva 87 anni

Cesenatico (Forlì-Cesena), 23 febbraio - II Ris al processo per l’aggressione e la morte di Alfredo Benini. Ieri in tribunale a Forlì si è tenuta una udienza del processo che vede la 57enne Paola Benini di Cesenatico accusata di aver picchiato a sangue lo zio Alfredo il 15 ottobre 2017 all’interno della sua abitazione in via Santarelli, nelle prime campagne tra la zona Madonnina e Cannucceto.

Ricordiamo che l’anziano 87enne disabile e ipovedente, non era mai riuscito a ristabilirsi dalle gravi ferite riportate alla testa ed è poi deceduto il 13 maggio 2018. Davanti alla corte d’Assise di Forlì sono intervenuti due investigatori dei Ris di Parma e il maresciallo dei carabinieri Maurizio Sticchi, addetto alla Sezione di Psicologia investigativa del Reparto analisi criminologiche di Roma.

I Ris hanno dato motivazioni di carattere scientifico circa le tracce ematiche e del Dna sulle quali hanno lavorato. In particolare si sono concentrati sull’analisi delle ciabatte sequestrate dai carabinieri presso la casa dell’imputata. Su queste calzature, pur essendoci tracce ematiche, non è stato possibile giungere ad una identificazione della persona a cui appartiene il sangue. Il motivo è un alto livello di degrado delle tracce.

Secondo i Ris tale degrado è dovuto probabilmente al fatto che le ciabatte sono state trattate con detergenti specifici prima del sequestro, avvenuto una decina di giorni dopo l’aggressione. Non sarebbe stato dunque un degrado naturale ma un lavaggio a far sparire le tracce. In aula i Ris hanno anche sottolineato che all’interno delle ciabatte sequestrate a Paola Benini non c’erano nemmeno tracce del Dna della proprietaria, come invece è normale che vi siano.

Il maresciallo Sticchi ha invece parlato dell’audizione protetta di Alfredo Benini avvenuta il 5 dicembre 2017, riferendo che l’87enne non era più in grado di testimoniare per i problemi di salute. Elementi utili sono stati poi aggiunti sul tipo di aggressione subita dalla vittima. Secondo gli esperti del Reparto analisi criminologiche, le lesioni subite da Benini non sono relative all’azione di un rapinatore, bensì sono riconducibili ad un rapporto relazionale finito male. Quel tipo di aggressione è stata dunque causata da un conflitto relazionale, perché i colpi sono andati oltre il semplice obiettivo di rendere innocuo il pensionato.

Alfredo Benini portava degli occhiali spessi e utilizzava un bastone. Dopo che gli occhiali erano volati via al primo pugno in faccia e non aveva più il bastone, non c’era bisogno di andare oltre, a meno che non si volesse infierire e fare del male. E questo è quanto purtroppo accaduto. Nella parte finale dell’udienza è stata fatta luce sulle dichiarazioni contraddittorie dell’imputata. Gli investigatori sono giunti alla conclusione che tali dichiarazioni denotano la volontà di descrivere fatti diversi dalla realtà e non sono quelle di una persona informata del fatto che un parente è stato ferito brutalmente.