Tornano, puntuali come ogni estate, le polemiche sul lavorano stagionale. Da una parte ci sono le imprese, che lamentano difficoltà a trovare il personale, e dall’altra, naturalmente, si schierano i lavoratori, assistiti a gran voce dalle organizzazioni sindacali che puntano il dito su uno “sfruttamento“ selvaggio dei dipendenti.
"Da una parte il mercato del turismo e dall’altra il mercato del lavoro. Troppo facile dire che è tutta colpa del reddito di cittadinanza - afferma il direttore della Confesercenti cesenate, Graziano Gozi - ed è altrettanto scorretto demonizzare intere categorie di imprenditori additandoli come sfruttatori".
La Romagna è da sempre sinonimo di accoglienza, ospitalità, servizi e sorrisi. Ma si teme che, andando avanti così, i settori alberghiero, della ristorazione e balneare saranno sempre più in difficoltài. "Rischieranno di non avere personale qualificato - continua il direttore di Confesercenti -. Vent’anni fa gli studenti erano soliti lavorare in estate, nel turismo o nell’agricoltura, ora gli studenti che lavorano in estate sono un’esigua minoranza. La scolarizzazione più elevata porta i ragazzi a scegliere occupazioni diverse". E la paura è quella di essere arrivati a un punto di non ritorno.
"Uno dei punti di forza della ripresa economica, e cioé il turismo, potrebbe conoscere una battuta d’arresto proprio per la mancanza di personale - conclude Gozi -. Intervenire è indispensabile e urgente, rendendo più appetibili le professioni turistiche. Per esempio ripristinando un assegno di disoccupazione più elevato e concordando tra le parti sociali e istituzioni soluzioni idonee a superare le difficoltà che aumentano di anno in anno".
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