ERMANNO
Cronaca

Allevamenti isolati dalle frane "Il latte munto va buttato via"

Roncofreddo, situazione difficilissima per due aziende con centinaia di pecore e mucche

Allevamenti isolati dalle frane  "Il latte munto va buttato via"

Allevamenti isolati dalle frane "Il latte munto va buttato via"

di Ermanno

Pasolini

Da quindici giorni, da martedì 16 maggio, sono completamente isolati e se vogliono raggiungere il paese, Roncofreddo, devono fare circa un chilometro a piedi varcando il Monte Farneto, in mezzo ai campi, fra fango e malta in quanto le due strade, via Compagnia e via Rubicone sono completamente crollate, portate via da una frana. Sono le aziende, Uccio e Pastorello, delle famiglie Mazzone e Cancedda di Ciola Araldi che producono formaggi da andare a vendere direttamente nelle piazze dei mercati ambulanti. Sulla vicenda interviene Nino Mazzone (nella foto in alto), figlio ed erede del capostipite Uccio, sardi a Roncofreddo dagli anni ‘60. "La situazione è disastrosa. Abbiamo circa 900 pecore e un cinquantina di mucche che producono latte e noi facciamo il formaggio. Ma siamo stati dal martedì 16 fino alla domenica successiva senza corrente elettrica e di conseguenza abbiamo dovuto buttare via tutto il latte che avevamo munto. Poi alla domenica sono riusciti a portarci un generatore di corrente. Ma il problema è continuato".

Attualmente la strada che collega ’abitazione alla stalla non è percorribile. "Una buona parte del latte va perso in quanto noi mungiamo, ma il latte non è trasportabile e lo buttiamo via. Bisogna però mungere pecore e mucche, altrimenti si ammalano e muoiono". Un altro grave problema è l’alimentazione degli animali: "Avevamo una scorta, ma dopo qualche giorno è finita anche perchè la mattina che è successo il finimondo dovevano arrivare mangime e gasolio. Ma li abbiamo bloccati perché era crollato tutto. Dopo una settimana, grazie al comune di Roncofreddo e alla nostra associazione allevatori che si sono adoperati, ci sono arrivati fieno e mangime con gli elicotteri".

"Abbiamo bisogno con urgenza che si riaprano le strade – spiega l’allevatore – Capiamo i tempi tecnici, ma se ciò non avverrà subito le nostre aziende sono destinate a morire. Non possiamo farci portare ogni settimana il mangiare per gli animali con l’elicottero e non possiamo pretendere che l’elicottero ci faccia il trasporto dei formaggi".

A Ciola Araldi risiedono quattro famiglie per un totale di 15 persone tutti dediti alla pastorizia e ai formaggi, da quelli teneri agli stagionati. Impossibile quantificare i danni: "Abbiamo perso alcune pecore e mucche cadute nelle voragini delle frane e altri sbranati da animali selvatici in quanto non possibile chiuderli nelle stalle. La rinuncia ai mercati ambulanti è il danno maggiore perché è la nostra principale fonte di reddito. Adesso stiamo cercando di fare un pezzo di strada in terra battuta per portare fuori il formaggio fino a un pulmino che abbiamo affittato e cercare di ricominciare a fare i mercati. Ma se piove dobbiamo fermarci di nuovo".

"Vogliamo tornare a lavorare in pieno, come prima – conclude Nino Mazzone – Noi non siamo quelli che si piangono addosso. Io sono nato in Romagna e mi sono sempre rimboccato le maniche. Da quando siamo in Romagna dagli anni ‘60 una tragedia così non l’avevo mai vista. Neppure il nevone del 2012 con quattro metri di neve aveva causato tanti problemi. Noi ci rialzeremo e continueremo come prima. L’importante è che chi deve fare i lavori pubblici inizi subito".