Amadori: "Test a tappeto? I reparti sono già sicuri"

Nuove disposizioni della Regione per la sicurezza nella macellazione e logistica. L’azienda cesenate: "Pronti ad attuare le direttive anti-Covid negli stabilimenti" .

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Luca Ravaglia

"Siamo pronti a ricevere e ad attuare le rettive che arriveranno dalla Regione, continuando a garantire gli alti standard in termini sicurezza che hanno caratterizzato il nostro operato fin dall’inizio dell’emergenza legata al coronavirus e che ci hanno permesso mantenere non solo tutti gli stabilimenti, ma anche tutti i reparti, costantemente aperti".

Sono le considerazioni arrivate nel pomeriggio ieri dall’azienda Amadori, in attesa conoscere il dettaglio delle sposizioni firmate dalla Regione Emilia Romagna in relazione ai test sierologici da svolgere a tappeto nei comparti della logistica e della macellazione. La decisione della giunta Bonaccini è arrivata in seguito ai focolai registrati in Emilia ma estende la sua valità a tutto il territorio da Rimini a Piacenza. "Aspettiamo ricevere il documento ufficiale – rimarca l’azienda – ma in ogni caso partiamo dai risultati che abbiamo ottenuto in questi mesi, durante i quali la nostra attenzione nei confronti della salute dei lavoratori è sempre stata al primo posto. La mostrazione che la strategia funziona sta nei numeri: delle 8.300 persone che lavorano con noi solo poco più una decina sono risultate positive al virus. In particolare a Brescia, territorio tra i più colpiti a livello nazionale, non abbiamo registrato alcun caso". Amadori aveva messo in atto fin da subito misure volte a scongiurare l’ingresso del virus nei suoi stabilimenti e le procedure, come per esempio la misurazione della febbre agli ingressi e l’installazione paratie nei reparti per evitare contatti tra operatori, sono tutt’ora in vigore.

L’azienda ha già effettuato anche alcune serie test sierologici. "Lo abbiamo fatto senza che ce ne fosse l’obbligo, in concerto col nostro meco del lavoro e sotto la costante supervisione dell’Asl. In particolare il test è stato effettuato a tutte le persone che si erano trovate a contatto con chi era risituato positivo, nell’intento accertare con tempestività che non ci fossero casi contagio. La guara alta ha pagato, perché non si sono mai registrati focolai. Ovviamente la collaborazione con l’azienda sanitaria resta strettissima e a 360 gra".

Nel Cesenate per conto Amadori lavorano circa 3.000 persone, alle quali si aggiungono le 1.500 Santa Sofia. Il resto della forza lavoro è slocato in altre regioni, dalla Lombara all’Abruzzo, passando per Toscana, Veneto e Puglia. Questo aspetto ovviamente impatterà con le procedure da attuare a partire dalle prossime ore, dal momento che la sposizione riguardante gli screening è soltanto valenza regionale. Resta anche da vedere quali sposizioni eventualmente riguarderanno gli altri comparti della filiera, dal momento che il riferimento regionale è legato ai settori della logistica e della macellazione. Non certo gli unici della vasta filiera Amadori.