Bambino investito dall'autobus a Cesena, il ricordo dell'allenatore

"Nell’ultima partita Yahya aveva giocato bene e aspettavo di fargli i complimenti". Le maestre hanno informato i compagni di classe. "Hanno fatto disegni per lui, ora serve lo psicologo"

Cesena, 9 novembre 2022 - Dopo la notte di annichilimento, le maestre di Yahya Djerir – il bambino di sette anni di origini tunisine che martedì pomeriggio è caduto in bicicletta mentre percorreva la pista ciclabile finendo sulla careggiata della via Cervese a Sant’Egidio dove è stato schiacciato da un autobus – ieri mattina hanno dovuto ricostruire lo sguardo e trovare le parole e la dolcezza giusti per rivolgersi ai compagni di classe e di scuola di Yahya.

Nel riquadro, Yahya Djerir
Nel riquadro, Yahya Djerir

Già nel piazzale della elementare Munari di Sant’Egidio in via Anna Frank – a poche centinaia di metri dal mazzo di fiori posto ai bordi dell’incidente letale – prima che gli scolari entrassero, non si parlava d’altro tra i genitori: a voce bassa, tra silenzi e sospiri, con i bambini tenuti per mano. La direttrice didattica del Quinto Circolo Monia Baravelli, a cui fa capo la primaria ’Munari’, si era sentita con le insegnanti già nel tardo pomeriggio della tragedia ed è rimasta in contatto con loro durante la mattinata, pur impegnata fuori città ad un corso di formazione.

"Siamo sconvolti ma ai bambini si deve dare sempre coraggio e prospettiva – dice la dirigente –. Gli alunni di terza elementare della classe di Yahya e le loro tre maestre si sono ritrovati tutti insieme con le altre due classi terze. È stata data la notizia, ma molti già sapevano: erano molto importanti il modo con cui si parlava e il tono della voce. Poi gli scolari hanno fatto disegni per il loro compagno che non c’è più, in silenzio ma tutti insieme. Ora proveremo ad aiutare i nostri bambini ad elaborare il lutto anche coinvolgendo uno psicologo che affiancherà le maestre: sarà un percorso non breve in cui saremo tutti chiamati in causa. Dobbiamo elaborare il lutto anche noi adulti. Siamo accanto nel dolore alla famiglia di Yahya così atrocemente colpita. Lui resterà nei cuori dei suoi compagni, delle maestre, di tutti noi".

Yahya Djerir adorava giocare a pallone e aveva trovato il posto ideale per coltivare la sua passione nella bellissima realtà della Polisportiva Rumagna, che ha scritto un post nel suo profilo facebook. "Yahya mancherà a noi, a cui ha regalato la spensieratezza di un bambino di sette anni che amava correre dietro a un pallone; mancherà ai suoi compagni, con cui ha condiviso purtroppo solo pochi momenti di gioco; mancherà ai suoi amici, mancherà ai conoscenti, mancherà un po’ a tutti. "Abbiamo 240 ragazzini nella nostra Polisportiva – accenna il presidente Domenico Taronna – e non riesco a riandare alla sua fisionomia, mi aiuterà la foto. È una tragedia e dovremo lavorare insieme agli allenatori delle squadre, in una gioca anche il fratello maggiore di Yahya, e allo psicologo per accompagnare i nostri ragazzini in questo passaggio così angoscioso, per la perdita del loro compagno".

Lo vede e lo rivede, invece, correre leggero come una piuma per il campo, nella luce giallo-azzurra della divisa sportiva che ha avvolto Yahya nell’ultima partita della sua vita, l’allenatore Marcello Fesani. "Ho preso in cura da quest’anno il gruppo della ’Scuola Calcio’ con i piccoli dell’annata 2104 – sussurra il mister – e con Yahya è stato un bell’incontro. Affettuoso, un po’ birichino come lo sono i bambini a quell’età, sempre sorridente: si faceva voler bene da tutti. Mi spiazzava con le sue manifestazioni di affetto, cercava il contatto fisico. Gli allenamenti si tengono due volte alla settimana al campo di Villa Chiaviche, l’ultima partita è stata giovedì scorso a Gatteo. A sette anni i bambini non hanno ancora un ruolo definito e li ruotiamo in tutte le parti del campo".

"Yahya – s’incrina la voce – aveva giocato all’attacco e poi è andato in porta. Aveva parato così bene che mi dicevo di dovergli proprio fare i complimenti alla ripresa degli allenamenti...".