di Raffaella Candoli
"Hera vuole rassicurare gli stakeholder che l’acqua del rubinetto è sicura e buona da bere". Per i non anglofoni: cari consumatori "non è necessario fare ricorso alla minerale in bottiglia, perché l’acqua che esce dal rubinetto di casa, nei territori serviti da Hera, è di qualità, è ecologica, a chilometro zero, ed è buona". Hera sta inviando una mail ai propri clienti con un ampio report per informare in modo chiaro come "l’acqua viene sottoposta a oltre 2.800 analisi giornaliere e risulta conforme ai parametri di legge nel 99,9% dei casi; è economica, mille litri di acqua ti costano solo 2,1 euro contro i 270 che spenderesti acquistandola in bottiglia". Eppure, recenti studi hanno calcolato che una famiglia media di tre persone, con un consumo annuo di circa 92 metri cubi, a Cesena e Forlì paga l’acqua del rubinetto 596 euro l’anno: la più ’salata’ della Regione e tra le più care d’Italia. Hera fa osservare che recarsi alla case dell’acqua utilizzando recipienti casalinghi espone a rischi da un punto di vista igienico. E se la si sceglie liscia, l’acqua è la stessa di quella di casa, con la differenza di doverla trasportare, magari percorrendo chilometri di strada in auto. Insomma, non c’è che dire, bere acqua di rubinetto è una scelta sostenibile, che fa bene all’ambiente. Nella provincia di Forlì-Cesena più di 394.600 abitanti usufruiscono del servizio idrico erogato da Hera, l’acqua di rete arriva da 203 fonti di prelievo e viaggia attraverso 4.028 km di rete acquedottistica, nella quale vengono immessi ogni anno 35,3 milioni di metri cubi d’acqua. Eppure, quando pensiamo a chiare, dolci e fresche acque come cantava Petrarca, non ci sovviene quella del rubinetto, piuttosto una fonte di montagna o il rio campagnolo, ma qui sta l’inganno, pur con tali caratteristiche di apparente purezza e bontà, niente ci assicura che quell’acqua sia batteriologicamente sicura.
Dunque l’acqua di casa è oligominerale e buona. Su quest’ultimo aspetto ci sarebbe qualcosina da dire, e anche sull’aspetto: spesso l’acqua nel bicchiere risulta torbida e biancastra e nella pentola, dopo la bollitura resta un evidente residuo calcareo. "L’acqua del lavandino? Mai da bere". L’affermazione viene da Sandra Tomasini, che vive con la madre Isora in un condominio a Case Finali. "Pare sia una questione di tubature vecchie – continua - e che nel tempo si sono incrostate di calcare e altri residui. Non so come si possa ovviare allo sgradevole inconveniente, perchè l’acqua di rubinetto esce di colore ferruginoso e talvolta rosata, ma non acquisto acqua confezionata. Vado alla vicina casa dell’acqua". "L’acqua di casa mia è di sapore gradevole e pura – fa da contraltare l’attore Mirko Alvisi, che vive con la famiglia a Gambettola, in zona Rigossa – Se poi la si beve leggermente raffreddata in frigorifero, non ha nulla da invidiare a quella di zone montane.
Ma quand’è che dal nostro rubinetto esce acqua di Ridracoli? Si domandano in molti. "Il grande invaso di Ridracoli è in grado di soddisfare il 50% del fabbisogno idrico romagnolo – assicura Hera – ma nel territorio di Forlì-Cesena, esistono anche fonti di natura prevalentemente sotterranea (di falda) che contribuiscono con un 10% a implementare la produzione idrica attraverso una serie di pozzi presenti sia nel cesenate che nel forlivese".
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