Biagetti: "La curva dei contagi è in risalita"

L’infettivologo dell’Ausl: "In una settimana abbiamo avuto 1.900 positivi. Difficile gestire chi ha anche altre patologie"

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Si rialza la marea. Quella dei contagi, portando con se gli spettri di un’ondata di casi che in questi giorni stanno salendo quotidianamente spinti da un lato dalla variante Omicron 5 e dall’altro da un allentamento delle misure di prevenzione. Un mix di ingredienti che hanno "fatto raddoppiare i dati nel riminese passando da 826 a 1.900 questa settimana", come spiega l’infettivologo Carlo Biagetti, direttore dell’unità operativa di malattie infettive di Rimini per l’Ausl Romagna.

A cosa è dovuto questo raddoppio nell’arco di appena sette giorni?

"Al di là degli allentamenti, sacrosanti, delle restrizioni, dobbiamo ricordarci che il virus segue le sue vie di trasmissione a prescindere dai decreti. Questo abbassamento della guardia nelle ultime settimane viene poi affiancato dal circolare di due varianti, la B4 e B5, tra le quali non è ancora chiaro del tutto quale sia la dominante, ma entrambe hanno un grado di contagiosità molto maggiore".

Stesso discorso anche per i risvolti gravi della malattia dopo il contagio?

"Questo no. La contagiosità del virus è maggiore sì e incontra sempre meno barriere, però gli effetti che ha sugli individui è ridimensionata. Non abbastanza però da arrivare ad associare il Covid a una comune influenza".

Questo discorso nel nostro ospedale che traduzione concreta ha?

"Al momento in ospedale ci sono 32 ricoverati perché positivi al tampone. Ma i ricoverati a seguito di polmoniti gravi sono pochissimi. Uno si trova nell’unità che dirigo e un altro in terapia intensiva".

Quali quadri clinici presentano quindi gli altri pazienti?

"Sono pazienti che accedono all’ospedale per motivi diversi. Ma che sottoposti al tampone risultano positivi. E qui si crea la grande sfida a cui è chiamata la sanità in questa fase della pandemia".

E cioè?

"Cioè saper gestire i casi positivi che entrano in ospedale per problematiche connesse ad altre patologie, garantendogli lo stesso percorso di cura, per tempi e prestazioni, che avrebbero se negativi".

C’è una ricetta per arrivare a questo risultato?

"Non è semplice, perché appunto un paziente Covid va trattato con tutte le precauzioni del caso, che in ospedale da gennaio abbiamo persino rafforzato. A Rimini stiamo cercando di mantenere delle ’sacche’ all’interno dei vari reparti, cardiologico o ortopedico per fare degli esempi. In questo modo proviamo a mantenere i pazienti all’interno del reparto in cui devono essere curati per le rispettive patologie, ma senza andare a creare un rischio per la linea pulita".

Ma se i contagi dovessero ancora aumentare qual è la strategia per correre ai ripari anche in termini di ricoveri?

"Non usiamo il condizionale. I contagi aumenteranno nelle prossime. In ospedale stiamo lavorando sempre sul filo dell’equilibrio. Nel senso che posti vuoti non ce ne sono, ma provvediamo a procurarne all’occorrenza. In questo momento, complici appunto quadri clinici meno severi, a un aumento dei contagi non c’è un proporzionale aumento dei ricoveri. Ma restiamo in allerta".

Francesco Zuppiroli