Bimbo nato morto a Cesena, in quattro a giudizio

Bufalini, il caso nel 2017. A processo medico e ostetriche

Cesena, bimbo nato morto all'ospedale Bufalini (foto di repertorio Ravaglia)

Cesena, bimbo nato morto all'ospedale Bufalini (foto di repertorio Ravaglia)

Cesena, 13 aprile 2019 - Una ginecologa e tre ostetriche dell’ospedale Bufalini di Cesena saranno processate per omicidio causato da colpa medica in seguito alla morte di un bambino durante il parto avvenuto il 19 febbraio di due anni fa a conclusione di un travaglio durato due giorni. Il rinvio a giudizio è stato deciso nell’udienza preliminare condotta dal giudice Giorgio Di Giorgio che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Federica Messina. Le quattro sanitarie, difese dagli avvocati Marco Martines e Massimiliano Starni, saranno processate il 3 giugno dal giudice monocratico Marco De Leva. Contro di loro non ci sarà solo la procura della Repubblica, ma anche i genitori del bimbo nato morto, entrambi originari dell’Ucraina e residenti a Cesena, difesi dall’avvocato Giovanni Maio. La coppia è stata ammessa alla costituzione di parte civile anche come genitori del piccolo Alessandro, pur essendo nato morto.

A condurre le indagini fu la polizia del commissariato di Cesena, attivata dalla denuncia presentata dal padre del bimbo, secondo la quale la morte del nascituro poteva essere stata causata dalla decisione dei sanitari di non ricorrere al parto cesareo, ma di preferire il parto naturale nonostante il termine della gravidanza fosse abbondantemente passato e il bambino avesse dimensioni superiori alla media (oltre 4,5 chilogrammi). All’inizio delle indagini la procura aveva emesso sette avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti sanitari che avevano avuto a che fare col parto, ma tre posizioni sono state archiviate alla conclusione delle indagini preliminari.

Secondo il capo d’accusa della Procura non sarebbero state seguite le raccomandazioni previste dalle linee guida in casi del genere. In particolare non sarebbe stato deciso di procedere al taglio cesareo per estrarre il feto nonostante durante la gravidanza e nella fase del travaglio fossero emersi numerosi fattori di rischio: l’eccessivo aumento di peso della madre, la lentezza delle fasi che precedono il parto e le difficoltà nell’estrazione del feto che in effetti era senza vita quando venne alla luce.

Sull’episodio fiorirono polemiche a non finire poiché un un lasso di tempo relativamente breve ci furono altri casi di bambini nati morti all’ospedale Bufalini. In particolare qualcuno puntò l’indice accusatore contro l’Ausl che avrebbe consigliato il personale in servizio nei reparti di ostetricia e ginecologia di ricorrere il meno possibile al parto cesareo che ha un costo notevolmente più alto di quello naturale.