GABRIELE PAPI
Cronaca

Calabrina, radici nelle siepi di biancospino

Il nome della località non ha nulla a che vedere con la regione meridionale ma ha un’origine floreale comune in tutta la Romagna

Calabrina, radici nelle siepi di biancospino

Calabrina, radici nelle siepi di biancospino

Torniamo sul nome antico di borghi e frazioni, su gentile richiesta dei lettori. Da dove viene il nome di Calabrina e di altre località? Proviamo a rispondere. Calabrina, Villa Calabra, c’è anche Calabrona. ‘Calabra’ è toponimo, cioè nome di luogo, molto diffuso: basti pensare alla regione Calabria. Ma il nome di Calabrina ha tutta l’aria di essere un’altra storia. L’indizio ce lo fornisce la ‘Toponomastica Romagnola’ di Giuseppe Polloni (in biblioteca) che cita l’antico nome della frazione: ‘Villa Spinalbeti’ (anno 1371). Spinalba, vecchio nome popolare del biancospino, bel arbusto che forma grandi siepi con spettacolari fioriture primaverili. Non a caso il biancospino ricorre spesso nei poetici paesaggi romagnoli di Giovanni Pascoli, grande naturalista e fior di poeta. ‘Calabrix’ era appunto il nome latino, in antico, di questa famiglia di siepi. Che Calabrina derivi da un nome di pianta non deve stupire: a un tiro di schioppo di questa località c’è Pioppa che a sua volta deriva direttamente dal latinomedievale ‘pioppa’, uno dei tipi di pioppo, specie arborea che era molto più diffusa. rispetto ad oggi, nella nostra pianura. Nei secoli scorsi era consuetudine nella case dei contadini che avevano la fortuna di avere un po’ di terra piantare numerosi virgulti di pioppo in occasione della nascita d’una bambina: circa vent’anni dopo quelle piante cresciute, tagliate e vendute sarebbero stata la dote della ragazza che andava sposa.

Parecchi altri nostri borghi hanno nomi arboricoli, basta pensarci un po’: Carpineta, da carpino, Corniolo, dall’omonima pianta, Verghereto ( da ‘virgaretum’, vivaio di piante) e le sue vicine località Meleto e Pereto, Linaro ovvero terra coltivata a lino. Anche in città non mancano denominazioni floreali: si pensi alla chiesa di Madonna delle Rose che un tempo era fuori dalle mura di Cesena, su una piccola altura detta Monte Roseto perché ricco di rose selvatiche. Nella successiva denominazione cattolica della chiesa il nome della rosa, anzi delle rose, è rimasto. Ai tempi di Malatesta Novello, prima metà del 1400 era chiamata Porta Figarola, perché ricca di piante di buoni fichi, la porta situata davanti al convento dell’Osservanza verso l’abbazia del Monte. Anche il termine ‘La Fiorita’, di conio storicamente recente che indica l’omonimo quartiere (e che diede il primo nome del nostro attuale stadio di calcio) è significativo.

Fino a ai primi anni ’50 del secolo scorso Cesena, allora in via di espansione, finiva come città all’altezza del ristorante Arrostogirato sulla via Emilia, al bivio per Cesenatico: fuori era ancora aperta campagna ben coltivata che di primavera fioriva alla grande; ‘fiori rosa, fiori di pesco’, come nella memorabile canzone di Lucio Battisti. Come avete letto ogni parola, ogni nome ha una sua voce, una sua storia antica: conoscere i suoi racconti e significati nel volgere del tempo è divertente, persino appassionante. Perché dietro gli antichi nomi c’è tutto un mondo di storie e di saperi che non sapevamo di sapere. Per scoprirli serve solo un po’ di passione e buoni dizionari d’italiano e anche di romagnolo-italiano, da verificare e incrociare: il cip cip coccodè dell’internettiano “Google” mica basta.