Cesena, caporalato e sfruttamento nei campi. "Immigrati ricattati e impauriti"

La denuncia di Papa Modou Sekc, sindacalista della Cisl

Un’operazione anti-caporalato (foto di repertorio)

Un’operazione anti-caporalato (foto di repertorio)

Cesena, 16 giugno 2018 - «Se non stai alle nostre condizioni ti chiudiamo la porta in faccia e non lavori più». «Se non ci dai una percentuale sulla tua paga hai finito di lavorare da queste parti».

Se poi parte una denuncia il rischio va oltre il lavoro e mette in gioco l’incolumità personale. Nel primo caso la minaccia arriva dal datore di lavoro, nel secondo c’è la mano vischiosa del caporale. Succede anche nel Cesenate. Agricoltura (6.665 imprese quasi tutte a conduzione familiare) e turismo i settori dove il fenomeno è endemico . «Ma tutto questo difficilmente emerge da una denuncia – dice Papa Modou Sekc, rappresentante per la Romagna nell’associazione nazionale delle Cisl che si occupa delle problematiche degli immigrati –. I lavoratori vengono al sindacato a cercare aiuto ma hanno paura di denunciare. Lo sanno anche i loro sfruttatori. E così chi è a Cesena senza permesso di soggiorno spesso diventa ostaggio di gente senza scrupoli che paga i lavoratori 4 o 5 euro all’ora e li fa lavorare 10/15 ore al giorno per sette giorni la settimana». «Poi - aggiunge Seck - c’è lo sfruttamento di chi è regolare. Il datore di lavoro lo impiega per tante ore ma gliene attribuisce molte di meno cosicché non si vede assegnate neppure le 102 giornate necessarie per accedere alla disoccupazione. Il padrone risparmia sui contributi e il lavoratore resta senza diritto». E, infine, c’è la tagliola dei flussi a cui tanti irregolari guardano per avere l’agognato permesso di soggiorno. «C’è chi paga al caporale fino a 4 mila euro per allestire le pratiche per rientrare nelle quote - dice Papa Modou Sekc - ma com’è noto per usufruire di questa possibilità a chiamata lo straniero deve tornare al proprio Paese e capita che una volta tornato in Italia il datore di lavoro non lo riassuma più».

Chi opera sul fronte del caporalato nel Cesenate ha prevalentemente una faccia nordafricana, marocchini soprattutto, e sono noti da tempo anche i luoghi dove il caporale fa il bello e il cattivo tempo. «La raccolta dei lavoratori irregolari – aggiunge dal canto suo Francesco Marinelli segretario generale del sindacato dei lavoratori agroalimentaristi FAI della Cisl Romagna - avviene con il passaparola e i caporali passano con pulmini e auto in luoghi pubblici, addirittura nella piazza di Borello o presso i distributori lungo le vallate del Savio e del Rubicone». «Le nostre segnalazioni, le indagini delle forze dell’ordine, dell’ispettorato del lavoro del lavoro, della magistratura - ricorda Marinelli - hanno portato ad alcune importanti azioni giudiziarie e di polizia con arresti nel Cesenate e nel Rubicone. Si trattava di vere e proprie organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento delle persone che agiscono nella raccolta di frutta, ortaggi e nell’allevamento, dove si utilizza manodopera poco specializzata». Fa da sponda a questo sistema il meccanismo delle false cooperative gestite da prestanome stranieri. Un danno per i lavoratori e per le cooperative sane. Fin qui la denuncia. Che fare? «Se il lavoratore non vuole denunciare - dice Seck - almeno rivendichi quanto non gli è stato pagato». Intanto però la Cisl ha messo a disposizione di chi lavora nell’agroalimentare in condizione di sfruttamento e illegalità un numero verde: l’800.199.100 attivo in tutta Italia.