Caporalato, gli affari d’oro delle finte cooperative

Pagavano cinque euro all’ora e trattenevano 150 euro al mese per alloggi fatiscenti. Spariti due milioni di euro

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Andavano bene gli affari di Power Service e delle altre finte cooperative con sede nel Veronese messa in piedi da nordafricani per sfruttare i loro connazionali che venivano in Italia in cerca di lavoro. I lavoratori, sta emergendo dal processo, venivano impiegati in agricoltura, nei campi e negli allevamenti, con mansioni particolarmente pesanti.

Nel 2017, quando scattarono i controlli che poi diedero vita all’inchiesta e al processo che si sta svolgendo da quasi due anni davanti al collegio giudicante presieduto da Monica Galassi, avevano nei conti correnti un paio di milioni di euro che i ‘caporali’ provvidero a far sparire trasferendoli in Nordafrica, soprattutto in Marocco. Successivamente la Power Service fallì e il blocco dei beni disposto dalla magistratura portò al sequestro di un centinaio di migliaia di euro, 90.000 dei quali sono stati distribuiti ai lavoratori sfruttati che sono stati individuati, alcuni dei quali si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Francesco Lombardini e Beatrice Baratelli.

Ieri, nell’ottava udienza del processo, sono stati interrogati come testimoni quattro lavoratori marocchini che sono rimasti a lavorare in Italia, ma senza dover ricorrere all’intermediazione di cooperative che li sfruttavano. Davanti ai giudici hanno spiegato quel che era già emerso durante le udienze precedenti: venivano adibiti a lavori pesanti di giorno, di notte e nei giorni di festa, percepivano circa cinque euro all’ora, praticamente metà della tariffa sindacale, senza alcuna maggiorazione per il lavoro straordinariom notturno e festivo. Vivevano ammassati in 10-12 in case malmesse della collina cesenate; per l’alloggio pagavano 150 euro al mese che venivano trattenuti dal compenso. Per garantirsi che i lavoratori non si sarebbero allontanati, i ‘caporali’ pagavano la prima mensilità dopo tre mesi di lavoro e così via, quindi c’erano sempre due mesi in sospeso.

Il processo è ancora lontano dalla conclusione: le prossime udienze, sempre dedicate alle testimonianze, sono state fissate al 18 maggio e all’8 giugno.