"Caro bollette a Cesena, messe in cappelle e cripte"

I parroci orientati a utilizzarle nei giorni feriali per non scaldare tutto l’edificio religioso. "Ma non saranno ridotti culto e attività negli oratori"

Don Giordano Amati

Don Giordano Amati

Cesena, 3 settembre 2022 - Tutto quello che si può per evitare gli sprechi lo si farà, ma non la riduzione del culto nelle chiese e dell’attività comunitaria negli oratori. La diocesi di Cesena-Sarsina non vuol sentir parlare di lockdown energetico: troppo ha pesato l’altro, quello pandemico. Ma ai confini della torrida estate – con le bollette di luce e gas da mesi impennate e mentre si profila una batosta tariffaria senza precedenti con l’arrivo del freddo – anche i parroci sono preoccupati e studiano come poter contenere i consumi senza rinunciare all’essenziale della pastoralità.

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« Non è disponibile un fondo diocesano da destinare alle parrocchie e ciascuna dovrà far fronte all’emergenza con il proprio bilancio – mette in luce don Ernesto Giorgi, che è stato economo della curia e collabora con il suo successore – : ma è fuor di dubbio che si dovrà risparmiare e contenere i costi, e spetterà a ciascun sacerdote e alla propria comunità nella logica della mutua collaborazione, come avverrà nelle case delle famiglie, utilizzare chiese e oratori evitando sprechi".

«Il problema del caro energetico è uno spettro che si aggira per i nostri grami bilanci – osserva don Gordano Amati, parroco della Cattedrale –; abbiamo bollette del gas da da quattromila euro per la chiesa si prevede che raddoppieranno e con la questua in Duomo racimoliano a malapena mille euro al mese –. Durante la settimana le messe feriali potremmo concentrarle nella cappellina della Madonna del Popolo e l’accensione del riscaldamento nei giorni festivi potrà avvenire qualche ora prima dell’avvio delle liturgie per scaldare gli ambienti. Ma l’aggravio dei costi ci mette in difficoltà". All’abbazia del Monte in cui è priore dom Mauro Maccarinelli à da anni per contenere i costi, dopo la festività di inizio novembre sino a Pasqua, le messe vengono celebrate dai monaci nella cripta, per poi utilizzare per le liturgie gli spazi della chiesa nei mesi più caldi. "Abbiamo una comunità molto generosa a Villa Chiaviche e Gattolino – afferma il parroco don Daniele Bosi – grazie alle offerte riusciamo ad avere aiuti per coprire i costi fissi. E nella mia canonica da quando abito a Villa Chiaivhce non ho mai acceso il riscaldamento". "Qui a San Carlo – aggiunge il parroco don Giovanni Savini – teniamo scaldata la canonica con le stuffe a pellet e la chiesa con il gasolio. Siamo ancora nei limiti della sostenibilità. Nelle opere parrocchiali chiederò di avere accortezza nellospegnimento delle luci".

«Il mio predecessore – mette in luce don Filippo Cappelli, parroco a Budrio di Longiano – fu lungimirante nell’installare in chiesa il riscaldamento a pavimento che porta beneficio anche al salone delle opere parrocchiali sotto la chiesa. In chiesa l’inverno scorso qualcuno mi ha segnalato di avvertire troppo caldo. Il calore che scaturisce dalle persone che si avvicinano, pademia permettendo, sarà un buon alleato a costo zero nell’inverno che si prospetta".