"Caronte ’cuoce’ la nostra frutta Così perdiamo il 15% del raccolto"

Le temperature vicine ai 40 gradi e il vento rovente stanno bruciando albicocche, pesche e ciliegie. L’agricoltore: "La pelle si ritira, sono come rinsecchite. Naturalmente in questo modo sono invendibili"

Migration

Cotta dal sole e dal vento rovente, direttamente sull’albero. È il drammatico aspetto con cui la frutta estiva - dalle ciliegie alle pere, dalle albicocche alle pesche - si presenta in questi giorni allo sguardo preoccupato degli agricoltori: il caldo torrido, con temperature da record e un vento rovente che sembra uscire da un asciugacapelli gigantesco, sta letteralmente bruciando la frutta sugli alberi. E le perdite – dice Coldiretti – sfiorano, per ora, il 15%. Un bilancio destinato inevitabilmente a peggiorare, se non arriverà la tanto attesa pioggia a dare un po’ di refrigerio alle coltivazioni in sofferenza.

Il problema si fa sentire anche nel Cesenate e, più in generale, in Romagna: qui a soffrire sono, oltre agli alberi da frutto, gli ortaggi estivi (che necessitano di cospicue quantità d’acqua), i vigneti e gli ulivi. "Le albicocche meno ombreggiate dalle foglie e più esposte ai raggi solari sono già scottate", lamenta Sandro Calisesi, che coltiva albicocche e ciliegie nelle campagne di Montiano. "Te ne accorgi immediatamente, basta prenderle in mano", dice. "La pelle si ritira, sono come rinsecchite. Naturalmente sono invendibili". Quando Sandro arriva nei suoi campi, al sorgere del sole, si imbatte in uno scenario che si fa di giorno in giorno più apocalittico: "i ciliegi stanno collassando, cominciano a mostrare le foglie gialle. Stesso discorso per gli alberi di ulivo. Servirebbero subito almeno 60 millimetri di pioggia per dare sollievo alle piante: ma, visto l’andamento delle precipitazioni finora, è praticamente impossibile". Si riesce almeno a tamponare l’emergenza, per salvare il salvabile? "Io sono fortunato – ammette – perché usufruisco di un piccolo bacino artificiale per l’irrigazione e, per quanto possibile, cerco di annaffiare soprattutto le piantine giovani di albicocco. Essendo ancora sprovviste di radici, sono le vittime più fragili della siccità". L’altro timore, poi, sono gli incendi. "Nei campi c’è poco verde e tanta erba secca: con questo caldo, è molto facile che si inneschi un incendio. In condizioni come queste, le fiamme divorerebbero tutto, frutteti compresi", conclude Calisesi.

Mentre schizza ad almeno 3 miliardi il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura italiana dalla siccità e dall’eccezionale ondata di calore, a preoccupare sono anche le grandinate e i temporali violenti innescati dallo scontro tra masse d’aria bollente e impulsi più freddi, provenienti dall’Atlantico. Come i fenomeni che hanno squassato, nei giorni scorsi, le regioni del centro-nord Italia: in alcune aree di Piemonte e Lombardia, ed esempio, in pochi minuti sono caduti chicchi di grandine grossi come noci, devastando i raccolti. "Anche nel nostro Paese siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione e il rapido e traumatico passaggio dal maltempo al caldo africano. I dati ci confermano che assisteremo con sempre maggiore frequenza a eventi estremi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense". Contro la siccità e gli effetti del cambiamento climatico è necessario avviare al più presto, secondo Coldiretti, "un grande piano nazionale per gli invasi, con l’obiettivo di recuperare e riutilizzare fino al 50% dell’acqua piovana (contro l’11% attuale). Si potrebbero evitare situazioni di grave crisi come quella di quest’anno".

Maddalena De Franchis