Caso Nori: più Dostoevskij contro la follia della guerra

Migration

Ho sul comodino ta tempi non sospetti un bellissimo libro di Paolo Nori, uno dei tanti suoi piccoli capolavori. È un compendio di letteratura russa intitolato, genialmente, ’I russi sono matti’ (Utet). Immagino, come lei, che vietare a Milano un corso sulla grande letteratura russa difficilmente possa cambiare le sorti di una guerra di conquista stupida, tragica e inutile. La cancel culture personalmente non mi ha mai entusiasmato. È quel termine ’cancel’ che in genere mi fa paura. Uso un esempio pop: una volta, di recente, qualcuno mise in rete un vecchio demo di Vasco Rossi, con un brano inedito, registrata male e mai pubblicata. Vasco si arrabbiò molto, ma reagì in modo geniale: con il web, disse, niente si può più cancellare, al massimo si può aggiungere. Così registrò e pubblicò quella canzone pur controvoglia, e la versione nuova scalzò quel demo. Le sanzioni economiche alla Russia sono utili e sacrosante. Un po’ meno utile, secondo me, lo è vietare a un cantante di esibirsi perché ha in tasca un tal passaporto. Bloccare la letteratura ottocentesca e Dostoevskij è invece semplicemente pericoloso. Gli intellettuali, quasi sempre, nella storia dei propri paesi hanno rappresentato il miglior contrappeso alla follia dei potenti. Io dunque, piuttosto, farei il contrario: aumenterei i corsi su Dostoevskij, per mostrare al mondo che la Russia vera è un’altra cosa dal tragico spettacolo a cui stiamo assistendo.