Celestini fa la guida al Museo Pasolini

"Ho fatto tante ricerche e interviste per conoscere lo scrittore attraverso il tessuto sociale in cui ha vissuto"

Migration

di Filippo Aletti

Il centenario della nascita di Pierpaolo Pasolini è al centro dell’opera che l’attore romano Ascanio Celestini porterà in scena stasera alle 21 al teatro Dolcini di Mercato Saraceno. Lo spettacolo, dal titolo ‘Museo Pasolini’, racconta lo scrittore e regista attraverso la prospettiva delle testimonianze di chi l’ha conosciuto, senza tralasciare il periodo storico in cui ha vissuto. I biglietti sono acquistabili sul sito di Vivaticket o in cassa prima dell’evento.

Celestini, che tipo di spettacolo sarà?

"È pensato come una visita guidata all’interno di un museo, che contiene vari oggetti. La visita segue le opere e le vicende di Pasolini dalla nascita nel ’22 fino alla morte del ’75. È anche l’occasione per raccontare alcuni degli eventi storici dell’Italia di quegli anni".

Perché ha scelto proprio un museo come riferimento?

"Sinceramente penso che in un museo ci sia un pensiero nettamente più vivo, interessante e contemporaneo anche del teatro stesso. La forza dei musei derivano dai patrimoni che conservano, che appartengono a tutta l’umanità. Da questa idea di base ho dato vita al progetto".

La sua ricerca da dove è partita?

"Ho realizzato tantissime interviste. Ad esempio ho parlato con persone vissute nelle baraccopoli di Roma est negli anni ‘ 60, ’70, dove Pasolini girò ‘La ricotta’. L’importante per me era conoscere Pasolini attraverso il tessuto sociale in cui ha vissuto durante la sua vita".

Ha scoperto qualcosa di interessante?

"Che di Pasolini ne sappiamo veramente poco. È un po’ come quelle immagini che finiscono per moda sulle magliette. Per dire, molti lo pensano friulano, quando in realtà è bolognese. Poi è vero che ha scritto un libro in dialetto friulano, ma in pochissimi lo conoscono. Diciamo che è stato molto strumentalizzato".

Cosa accadrà sul palco?

"In scena saremo io, una sedia e la porta del museo, da cui inizia il viaggio. Idealmente immagino di seguire varie tappe, come se fosse una vera e propria visita tra gli oggetti dedicati alla memoria del poeta. Ad esempio ci sarà la prima poesia scritta da Pasolini a sette anni, oppure il cimitero friulano di Casarsa della Delizia, in cui è sepolta la sua famiglia".

Il suo spettacolo insegna qualcosa al pubblico?

"Alla fine dico che il luogo del delitto di Pasolini è il Novecento, un secolo che ancora oggi ha forti ripercussioni sulla nostra vita, ma di cui parliamo pochissimo. Io mi limito a mostrare come per analizzarlo possa bastare anche solo la vita di un intellettuale che l’ha vissuto in tanti modi".

Ha già qualche nuovo progetto in ballo?

"Al momento mi sono concentrato molto su questo spettacolo, realizzandone una versione televisiva per la Rai che andrà in onda a marzo. Finita la tournée comincerò a pensare a qualcosa di nuovo".