Carisp Cesena, chiesto il rinvio a giudizio

Ma tutto il procedimento è a rischio prescrizione

Una manifestazione dei risparmiatori danneggiati dal crollo delle azioni Carisp (Ravaglia)

Una manifestazione dei risparmiatori danneggiati dal crollo delle azioni Carisp (Ravaglia)

Cesena, 10 giugno 2017 - Si sta svolgendo più rapidamente del previsto l’udienza preliminare al termine della quale il giudice Luisa Del Bianco deciderà se rinviare a giudizio i 14 indagati che facevano parte dei vertici della Cassa di Risparmio che predisposero e approvarono il bilancio dell’esercizio 2012 nel quale, secondo la Procura della Repubblica, erano contenute informazioni non corrette che configurarono i reati di false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia e della Consob. Le contestazioni riguardano soprattutto la posizione dell’immobiliarista Pierino Isoldi di Bertinoro, sia per quanto riguarda la concessione dei crediti che la valutazione delle garanzie immobiliari.

IERI MATTINA c’è stata la seconda parte dell’udienza: il pubblico ministero Francesca Rago ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, prendendo in esame una a una le singole posizioni. Poi è stata la volta dei dodici avvocati di parte civile che rappresentano i 641 azionisti della Carisp che chiedono il rimborso dei soldi investiti in azioni della banca e svaniti come neve al sole: a parte qualche appunto su singoli aspetti dell’inchiesta, tutti si sono richiamati alle posizioni del pubblico ministero. Infine hanno argomentato un paio di difensori che hanno cercato di distinguere il ruolo dei loro assistiti da quello degli altri indagati.

NELLA prossima giornata d’udienza, martedì 20 giugno, dovrebbero concludersi gli interventi dei difensori e mercoledì 21 ci dovrebbe essere la decisione del Gup Luisa Del Bianco. Il rinvio a giudizio degli indagati appare scontato, ma sull’intero procedimento pende la spada di Damocle della prescrizione: il reato di false comunicazioni sociali può essere perseguito fino ad aprile 2018, quello di ostacolo alla vigilanza a settembre 2020. C’è il rischio concreto, quindi, che non si arrivi nemmeno alla sentenza di primo grado, almeno per il reato di false comunicazioni sociali.