Carisp, il processo continuerà a Forlì

Respinta la richiesta dei difensori di spostarlo a Roma

PROTESTA In alto una manifestazione del comitato degli azionisti e dei risparmiatori animato da Davide Fabbri davanti alla sede della banca Sotto: un’assemblea dei soci  della Cassa di Risparmio di Cesena (foto Luca Ravaglia)

PROTESTA In alto una manifestazione del comitato degli azionisti e dei risparmiatori animato da Davide Fabbri davanti alla sede della banca Sotto: un’assemblea dei soci della Cassa di Risparmio di Cesena (foto Luca Ravaglia)

Cesena, 14 febbraio 2018 - Il processo alla vecchia dirigenza della Cassa di Risparmio di Cesena continuerà a Forlì, dove è appena iniziato. Lo ha deciso il collegio giudicante composto da Giovanni Trerè (presidente), Marco De Leva e Dora Zambelli, respingendo l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dai difensori di alcuni dei nove imputati, secondo i quali il reato più grave tra quelli contestati (ostacolo agli organi di vigilanza) si sarebbe concretizzato con l’arrivo alla sede centrale di Roma della Banca d’Italia del messaggio di posta elettronica che conteneva il bilancio relativo all’esercizio 2012, ritenuto falso in alcune sue parti (questo è il primo capo d’imputazione, ormai prossimo alla prescrizione). Evidentemente i giudici hanno ritenuto (come il pubblico ministero Francesca Rago) che il reato non si sia concretizzato con l’arrivo a Roma dell’e-mail, ma con la spedizione da Cesena e la messa a disposizione del pubblico e delle autorità di vigilanza (Banca d’Italia e Consob).

QUEL che farà più discutere, però, è la decisione dei giudici di ammettere la costituzione di parte civile solo per il reato di false comunicazioni sociali dei 750 azionisti (e delle associazioni che ne rappresentano una parte cospicua) che hanno chiesto di partecipare al processo per chiedere il risarcimento per il danno patito. Questo reato, infatti, è destinato a essere prescritto nel giro di poche settimane essendosi concretizzato con l’approvazione da parte del consiglio d’amministrazione del bilancio 2012, avvenuta nel maggio 2013. I difensori degli imputati, comunque, avevano chiesto l’esclusione delle parti civili anche per questo reato.

Per il reato di ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia (che probabilmente non si prescriverà prima della sentenza di primo grado) è stata ammessa la costituzione della sola Banca d’Italia, mentre è stata respinta quella di tutti gli azionisti, compresa la Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo.

INFINE sono state respinte anche le richieste di costituzione di parte civile nei confronti della banca (come persona giuridica) per illecito amministrativo. Evidentemente i giudici hanno ritenuto fondate le argomentazioni dell’avvocato Alessandro Melchionda di Bologna, che difende l’istituto di credito.

Le motivazioni delle decisioni sono contenute nell’ordinanza di 24 pagine resa nota ieri.

La prossima udienza del processo è prevista per venerdì 23 febbraio, quando dovrebbero essere chiamati a deporre i primi testimoni citati dal pubblico ministero.

GLI IMPUTATI del processo, che nelle prime due udienze non si sono presentati in aula, sono l’ex presidente Germano Lucchi, 80 anni, di Cesena; gli ex consiglieri Giovanni Maria Boldrini, 76 anni, di Rimini; Francesco Carugati, 49 anni, di Faenza; Pier Angelo Giannessi, 76 anni, di Mercato Saraceno; Mario Riciputi, 66 anni, di Cesena; Giovanni Tampieri, 79 anni, di Faenza; gli ex membri del collegio sindacale Vincenzo Minzoni, 63 anni, di Lugo, e Luigi Zacchini, 66 anni, di Cesena, e l’ex direttore generale Adriano Gentili, 71 anni, di Cesena. Dall’elenco originario degli indagati mancano l’ex vice presidente Atos Billi di Lugo e l’ex consigliere Enrico Bocchini perché deceduti.