Covid Forlì, Cristini: "Che fatica convincere i no vax a farsi curare"

Il medico: "Continue trattative nelle Terapie intensive. Suggeriscono terapie errate e sono aggressivi"

Francesco Cristini

Francesco Cristini

Francesco Cristini, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive di Forlì e Cesena, l’età media dei pazienti è cambiata rispetto al passato?

"L’età media è più bassa nei pazienti non vaccinati, orientativamente 60 anni, rispetto ai vaccinati, la cui età media supera abbondantemente i 70. Il dato significativo è che circa la metà dei ricoverati sono pazienti non vaccinati, e in terapia intensiva si arriva al 75%. Sono infatti i pazienti, nonostante l’età media più bassa, che si ammalano di forme gravi. E poi ci sono i pazienti anziani, spesso vaccinati e con forme non gravi di Covid-19, ma con altre complicazioni. Purtroppo anche qui rilevo una quota non indifferente di over 80 e 90 non vaccinata, il più delle volte, purtroppo, non per decisione autonoma".

I pazienti non vaccinati accettano le cure?

"Abbiamo qualche paziente no vax convinto che, dopo essere entrato in reparto, vista la situazione, si rende conto della serietà delle sue condizioni e accetta le cure. Poi ci sono altri pazienti molto aggressivi, o forse molto spaventati, dai quali siamo talvolta costretti a difenderci di fronte a richieste di specifici farmaci che spesso non sono indicati nella loro condizione, e che ci obbligano a vere e proprie contrattazioni per curarli".

Sono loro a suggerire a quali cure sottoporli?

"Succede che i pazienti no-vax ricoverati richiedano di essere curati con gli anticorpi monoclonali. Spieghiamo che l’unico anticorpo monoclonale efficace adesso verso Omicron non è prescrivibile ai pazienti ricoverati che fanno ossigenoterapia, perché ancora non vi è l’evidenza scientifica di efficacia. I pazienti per i quali sono indicati gli sono domiciliari, con forma lieve-moderata di Covid e fattori di rischio codificati, e che si recano in ospedale solo per la somministrazione endovenosa del farmaco".

Vengono già somministrati farmaci per via orale?

"Sì, li stiamo prescrivendo, anche in questo caso per chi ha il Covid-19 in forma lieve-moderata e fattori di rischio di aggravamento e può curarsi a domicilio. I criteri di utilizzo sono pressoché gli stessi degli anticorpi monoclonali. La somministrazione dell’antivirale orale, ma anche degli anticorpi monoclonali, va registrata da parte dell’infettivologo su uno specifico portale Aifa. L’antivirale orale deve ancora completare l’iter autorizzativo ed è stato approvato per uso emergenziale, ecco perché al momento non può essere ancora distribuito nelle farmacie". Da giovedì scorso a martedì in provincia ci sono stati 12.355 nuovi casi e 12.482 guarigioni: la situazione sta migliorando, o è presto per dirlo?

"I numeri ci indicano che in questa fase la situazione è stabile. Essere nel plateau significa che la curva dei contagi ha raggiunto il punto più alto. Allo stesso tempo significa che gli ospedali sono ancora o stressati. C’è quindi ancora tanto da fare".

Luca Bertaccini