Cold Case Cesena, Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci "uccise dallo stesso killer". Sotto la lente i legami con l’ambiente cattolico

Oggi la riesumazione del corpo della diciottenne, trovato nel 1992 nel Savio. L’avvocato del caso Golinucci: "Sospetti su un uomo con precedenti di violenza"

Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci

Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci

Cesena, 2 febbraio 2023 – Due giovani donne e un filo rosso che potrebbe legarle nel modo più stretto – e tragico - possibile, quello di un doppio omicidio commesso dalla stessa mano. La mano di un uomo che conosceva entrambe e che anzi in quel periodo si sarebbe macchiato anche di altri episodi di violenza.

Tra il primo di settembre e il 7 ottobre 1992 nella tranquilla Cesena scomparvero prima la ventunenne Cristina Golinucci e poi Chiara Bolognesi, che di anni ne aveva 18. Di Cristina si persero le tracce, mentre il corpo senza vita di Chiara venne ritrovato la mattina del 31 ottobre tra le acque in piena del fiume Savio.

Allora le indagini si chiusero stabilendo che si era trattato di un suicidio, ma nei giorni scorsi, sui tavoli della Procura di Forlì il cold case è stato riaperto, con le indagini che ora scandagliano la pista dell’omicidio. Un omicidio che dunque potrebbe non essere stato l’unico.

Cristina Golinucci e Chiara Bolognesi erano quasi coetanee, scomparvero da due zone della città molto vicine, avevano frequentato la stessa scuola (ragioneria) ed erano legate alla stessa associazione di volontariato, l’Avo, attraverso la quale si prendevano cura dei malati in ospedale.

Al tempo gli investigatori non ebbero dubbi sul suicidio ed, esplorando le piste a disposizione, non trovarono relazioni tra le due ragazze. Ora evidentemente però qualcosa è cambiato e dalla riesumazione del corpo di Chiara prevista per oggi potrebbero emergere indicazioni dirimenti.

"In quel periodo terribile – ha ricordato ieri Marisa Degli Angeli, la madre di Cristina che da oltre trent’anni si batte per conoscere la verità su sua figlia – provai a mettermi in contatto coi familiari di Chiara, ma loro preferirono tenere separate le nostre strade. Legittimo, ovviamente. Non ne faccio una questione di rimpianti, ipotizzando cosa sarebbe potuto succedere se avessimo condiviso questo terribile percorso: quello che conta è il presente. Spero che la famiglia di Chiara possa avere risposte e spero che le risposte ci siano anche per me".

L’obiettivo dell’inchiesta sarebbe dunque quello di accertare l’eventuale esistenza di un collegamento tra i due casi irrisolti. Al riguardo ci sarebbero anche nuovi elementi che indirizzerebbero le indagini (anche se formalmente l’inchiesta è contro ignoti) verso un uomo dell’ambiente cattolico cittadino.

Un uomo che avrebbe conosciuto entrambe le ragazze e che avrebbe alle spalle due episodi di molestie nei confronti di giovani donne, avvenuti all’epoca dei fatti. Passerebbe dunque in secondo piano la pista legata a Emanuel Boke, un immigrato che ai tempi frequentava il convento dei frati cappuccini nei pressi del quale era scomparsa Cristina Golinucci.

"La notizia è scioccante – ha commentato l’avvocata Barbara Iannuccelli, che segue il caso Golinucci – perché l’assassino potrebbe essere un solo uomo, peraltro colpevole di altri episodi di violenza verso donne. Le loro testimonianze potrebbero essere decisive. Confidiamo che presto grazie a questo nuovo filone investigativo si possa arrivare anche al ritrovamento del corpo di Cristina".

Nella direzione delle indagini nella cerchia di persone conosciute da Cristina Golinucci si erano orientanti anche gli sforzi del commissariato di polizia di Cesena che, in occasione dell’ultima riapertura del caso, in abbinamento agli accertamenti scientifici nella zona del convento, avevano cercato di far breccia in un muro di silenzi, ritendendo che da quell’ambiente potessero emergere riscontri decisivi. Allora il muro restò indenne, ora potrebbe vacillare.