Cesena, chiude l'orologiaio di piazza del Popolo Ivan Landi

Lo storico artigiano: "In 46 anni ne ho riparati mezzo milione. Ora non trovo più neppure i pezzi di ricambio"

Ivan Landi, classe ’49, orologiaio

Ivan Landi, classe ’49, orologiaio

Cesena, 12 dicembre 2019 - Il 31 dicembre porterà con sé, assieme alla festa di San Silvestro, l’ormai consueto e triste spettacolo delle serrande che si abbassano per l’ultima volta. Una tradizione che riscuote sempre maggior successo (chiamiamolo così) per l’età avanzata dei proprietari, per il guadagno sempre più misero, per la feroce concorrenza dei centri commerciali. In questo quadro si inserirà anche un negozietto sotto i portici di piazza del Popolo, quello di Ivan Landi, classe ’49, orologiaio (non orefice, va specificato), uno degli ultimi a dedicarsi a questo affascinante mestiere fatto di pazienza, acume, abilità nel trovare il guasto in mezzo a minuscoli ingranaggi, e grande grande passione. Landi, per fare l’orologiaio non ci sono scuole. Dove ha imparato? "Da mio padre Armando, che aveva un negozio in corso Comandini. Io al mattino andavo a scuola e al pomeriggio stavo da lui. Avevo undici anni e i miei giocattoli erano le sveglie". E come mai? "La mia grande passione per la meccanica, un lavoro molto delicato. Poi non ci si sporcava...". ‘Da grande’, ha aperto subito qui in piazza del Popolo? "Sì, nel ’73. E da qui non mi sono più mosso". Ha cominciato con i modelli meccanici, poi... "Nel ’78 sono arrivati quelli al quarzo, più precisi. Però gli orologi meccanici hanno sempre il loro fascino". Ma ne circolano ancora? "Sì, anche perchè qualche amatore li preferisce. Ai giovani invece non interessano". Sinceramente, la fama degli svizzeri come i migliori in questo campo è meritata? "Per gli orologi meccanici sono sempre i primi. Per quelli al quarzo se la giocano con i giapponesi e gli asiatici in genere". Il modello più bello che ha riparato? "I modelli, diciamo. Qualche Rolex, gli Omega, i Longines, per citarne solo qualcuno. Hanno una loro attrattiva particolare". Lei è qui da 46 anni, e la clientela non le manca, ha fatto il conto di quanti orologi può aver riparato nella sua vita? "Mah, credo intorno al mezzo milione". Ed è sempre riuscito a farli funzionare di nuovo? "No, purtroppo. O perché erano davvero malridotti o perchémancano i pezzi di ricambio che spesso non si trovano più, al limite ci si può arrangiare se si ha disponibile un modello simile. È anche per questo motivo che ho deciso di chiudere". Ma come si sente quando proprio non riesce a rimettere in funzione un orologio? "Come un medico che non ce la fa a debellare una malattia". Se si rompe una tv il consiglio è di comprarlo nuovo piuttosto che spendere in riparazioni. E per gli orologi? "Più o meno è la stessa cosa".