"Ciriaco, il mio testimone di nozze"

Massimo Bulbi ricorda De Mita. "Lo conobbi a un comizio a Roncofreddo e venne anche all’addio al celibato"

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di Andrea Alessandrini

La morte a 94 anni di Ciriaco Di Mita leader della Democrazia Cristiana avvenuta ieri ha addolorato Massimo Bulbi, consigliere regionale Pd, che prese la tessera della Dc da ragazzino, andava a Ravenna a sentire i comizi di Zaccagnini e diventò amico di De Mita, che gli fece da testimone alle nozze.

Bulbi, come conobbe De Mita?

"Era il 1985, avevo 23 anni e lui all’epoca era segretario nazionale della Dc. Venne a Roncofreddo a fare un comizio, eravamo in campagna elettorale. Fu strabiliante"

Il comizio?

"Anche, ma soprattutto l’atmosfera. Sembrava il passaggio del giro d’Italia. Ai bordi delle strade del paese c’era un tripudio di persone che applaudivano, di tutte le parti politiche. Tutti erano scesi in strada ad accogliere il politico che veniva da Roma, c’era il senso dei grandi avvenimenti. Fu bellissimo il comizio: De Mita sapeva di politica e ne sapeva parlare, stimolando il ragionamento e l’emozione. Testa e cuore".

Come vi incrociaste?

"Io ero tra gli organizzatori, gli chiesi cosa gli serviva sul palco. Gli piacevano gli attivisti, la gente che si tirava su le maniche e i giovani. Io ero già nel giro dell’organizzazione delle feste dell’Amicizia, che ogni estate i giovani della Dc promuovevano legandole a un tema politico. Con Renzo Lusetti, Simone Guerini e Marco Barbieri eravamo sempre in moto, la più bella festa fu quella nella nave ’Achille Lauro’".

E così diventaste amici, lei e De Mita.

"Ci prendevamo, questione di pelle, ci accomunava la passione per la politica e la fede nella Dc".

L’intellettuale della Magna Grecia, lo chiamavano, non sempre diretto nell’eloquio. Lei più alla mano. No?

"Io molto alla mano, su questo non ci piove, ma De Mita in privato era godibilissimo, col senso dello humour. Ci siamo fatti un sacco di partite a tresette. Abbiamo anche litigato, era tignoso: voleva vincere sempre, e io pure".

Come le venne l’idea di chiedergli di fargli da testimone di nozze?

"La buttai lì e non si tirò indietro. Con la mia fidanzata e Ciriaco concordammo insieme la data: 2 giugno 1990. Ci sposammo nel reggiano dalle parti di mia moglie, c’erano tanti amici della Dc, anche Enrico Letta, che aveva qualche anno in meno di me, ma era già mio amico. Vuol sapere un retroscena?".

Quale?

"De Mita venne anche al mio addio al celibato".

Dovette contenersi?

"Mi smollai lo stesso. Ricordo che mi rimproverò il tifo per il Milan: non gli piaceva già allora Berlusconi".

Ha mantenuto con lui il rapporto negli anni?

"Venne anche al battesimo di mio figlio Filippo e sono stato varie volte a trovarlo a Nusco. Ci siamo rivisti da sindaci e mi ha chiamato collega".

Che cosa ha imparato da De Mita?

"La visione, la lungimiranza, il ragionamento politico. De Mita non era da tweet: approfondiva e argomentava. Ci ha insegnato a non staccarci mai dal territorio, ha portato nel partito Mattarella, Prodi, Andreatta, Ruffilli... Credeva nei giovani e voleva un partito aperto, con gente colta e qualificata. L’Italia perde uno dei suoi leader più carismatici".