Mentre l’attenzione è tutta concentrata sulla scelta del candidato sindaco di centrodestra da opporre al sindaco uscente ricandidato Enzo Lattuca (Pd) per le comunali del 9 giugno 2024, dai cattolici del centrodestra attraverso uno dei sui esponenti di maggior spicco – l’ex assessore alla Regione Lombardia Romano Colozzi – lancia una sfida ai due poli, anche a quello in cui si riconosce politicamente: porre un freno alla cultura statalista con l’istituzione pubblica pervasiva che anche a livello locale tende ad occupare tutti gli spazi, non valorizzando il protagonismo dei gruppi sociali e dei privati. Ne sarebbero prova per Colozzi la settantina di regolamenti emanati dal Comune di Cesena. "Finite festività saremo in campagna elettorale per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale. Appena si conosceranno i nomi degli sfidanti del sindaco uscente - afferma Colozzi – cominceranno a circolare programmi, impegni e promesse, che si differenzieranno inevitabilmente per alcuni aspetti, ma che rischiano invece una sostanziale uniformità per quanto riguarda un aspetto fondamentale: il rapporto fra l’istituzione e i cittadini, sia come singoli, sia nelle loro aggregazioni ed espressioni sociali".
"Evidenzio questo rischio, perché, in base alla mia esperienza, ho potuto constatare che purtroppo la cultura statalista, tipica della sinistra – prosegue Colozzi – ha fatto breccia anche nel modo di pensare ed agire di chi politicamente si differenzia da essa. Per statalismo intendo la tendenza dell’istituzione pubblica, con il suo apparato amministrativo, ad occupare sempre piú spazio, piuttosto che sostenere sussidiariamente il protagonismo e la creatività di cittadini e gruppi sociali. Se non si imposta una rivoluzione, culturale e politica, in chiave sussidiaria, potrà, come io spero vivamente, cambiare magari la guida dell’amministrazione, ma senza mettere in discussione il metodo amministrativo".
"In altri termini – conclude Colozzi – dai futuri candidati io vorrei sentire non solo quante e quali cose ulteriori farà il comune, ma anche quanto e come valorizzerà i cittadini disposti a farsi carico di una concreta responsabilità sociale, al servizio del bene comune, magari lasciando spazi e ambiti impropriamente occupati. Il metodo di amministrare statalista ha come marcatore l’elefantiasi burocratica e l’eccesso di norme, cancro istituzionale ben presente anche a livello locale. Basti pensare che il nostro piccolo comune ha la bellezza di circa 70 regolamenti, che occupano più di 2500 pagine. Ci sarà qualcuno che metterà le mani a questa pletora di codici e codicilli, per semplificare la vita di cittadini ed imprese?".