Cesena, condannato per omofobia. Lavora all'Arcigay: "Lasciatemi in pace"

La rabbia dell’imbianchino che ha tinteggiato la sede dell'associazione dopo aver inscenato un funerale alle nozze omosessuali

Claudio Pruni, l'ex militante di Forza Nuova tra gli agenti fuori dalla sede dell'Arcigay

Claudio Pruni, l'ex militante di Forza Nuova tra gli agenti fuori dalla sede dell'Arcigay

Cesena, 19 febbraio 2020 - «Io sono qui per scontare la pena per quello che ho fatto, non per parlare con i giornalisti o farmi riprendere mentre lavoro... Ora chiamo la polizia". E la sua pena Claudio Pruni, ex militante di Forza Nuova, l’ha effettivamente scontata ridipingendo ieri mattina le pareti degli uffici dell’Arcigay in via de Warthema a Rimini. Era la punizione concordata con i giudici per il gesto di cui si era macchiato nel febbraio del 2017, quando con altri militanti di Forza Nuova a Cesena mise in scena il finto funerale davanti al municipio per protestare contro l’unione civile di una coppia omosessuale.

Dopo aver ritinteggiato (la settimana scorsa) le pareti del cimitero di Diegaro, a Cesena, ieri il 58enne forlivese, che fa l’imbianchino di mestiere, alle 9 del mattino si è presentato al centro anti-discriminazione gestito da Arcigay per finire di scontare la sua pena, imbiancando le pareti dell’ufficio. Ma non sono mancati momenti di tensione, e l’imbianchino ha ritenuto di far intervenire la polizia.

Poche ore dopo il suo arrivo, intorno alle 12, il presidente di Arcigay Marco Tonti, il vice sindaco Gloria Lisi e l’avvocato Christian Guidi (legale dell’associazione) hanno incontrato la stampa. L’hanno fatto proprio negli uffici in via de Warthema, e Pruni non l’ha mandata giù. Alla vista di giornalisti, fotografi e cameramen ha cominciato a inveire e poi si è chiuso dentro una stanza. Nel frattempo sono arrivati alcuni agenti della Digos, che erano già nei paraggi per fare in modo che tutto filasse liscio.

In questo clima piuttosto teso, Tonti e la Lisi hanno voluto sottolineare comunque l’importanza della speciale punizione decisa per Pruni. "E’ un fatto altamente simbolico e significativo – osserva Tonti – che una persona che ha commesso un gesto di discriminazione, stia pagando il conto con la giustizia eseguendo lavori proprio nel centro anti-discriminazione gestito dall’Arcigay". L’associazione si è costituita parte civile nel processo contro Pruni e gli altri imputati, e ha accettato di buon grado la pena concordato dall’imbianchino con i giudici. Ma né Tonti né la Lisi pensavano che l’imbianchino avrebbe reagito così male. E alla domanda se si sia effettivamente pentito del suo gesto, la Lisi abbozza: "Non sta a me giudicare. Mi auguro che lui non abbia chiesto la messa in prova e la pena alternativa solo per evitare il processo. Certo, il suo atteggiamento non è stato dei più concilianti. Spero che si sia ravveduto e abbia capito di aver fatto uno sbaglio".

Non lo sapremo certamente dal diretto interessato, che ieri mattina, nuovamente avvicinato da un giornalista, si è spazientito e ha ripreso a inveire. Gli agenti di polizia, riportata la calma, hanno identificato tutti i giornalisti che si trovavano in quel momento presso la sede di Arcigay, tra lo stupore dei presenti. Solo dopo le 13 è ritornata la calma, e Pruni ha concluso il lavoro, lasciando finalmente gli uffici di via de Warthema verso le 15,30. Tonti gli ha offerto il pranzo, ma lui non ne ha voluto sapere. Voleva concludere il suo lavoro prima possibile, e lontano da curiosi e giornalisti. Avrebbe ammesso di aver sbagliato, nel 2017, a sfilare a Cesena al finto funerale contro la coppia omosessuale. Ma non ha voluto parlarne personalmente. "Sono qui solo per scontare la pena".