di Luca Ravaglia "Quello che non manca sono l’entusiasmo, la passione e la soddisfazione di svolgere un lavoro che può cambiare in meglio la vita di altre persone. E questo è davvero tanto: è il motivo per cui ho studiato a lungo, mi sono formato e ogni mattina mi rimbocco le maniche. Purtroppo però non c’è solo questo e guardano negli occhi i miei colleghi, mi accorgo che troppi problemi, a partire dalla questione salariale legata al contratto di lavoro nazionale, vengono messi da parte. E così succede che sempre più persone si fermano, fanno un passo indietro e se ne vanno". Comincia così la considerazione di un quarantenne cesenate che da anni lavora come educatore nel mondo delle cooperative sociali e che in un periodo in cui il tema della mancanza di manodopera è attuale in tantissimi settori, sposta l’attenzione su un comparto spesso sottovalutato. "Partiamo da una paga base di poco superiore ai mille euro al mese, che viene riconosciuta a persone che hanno alle spalle una laurea e una specializzazione, che lavorano in contesti delicatissimi, a contatto con minori o adulti in condizioni di difficoltà sotto i più svariati punti di vista e che ogni giorno si trovano davanti a grandi responsabilità. E’ uno stimolo enorme, personalmente adoro il mio lavoro e vedere i sorrisi di chi ho vicino mi ripaga di tanti sacrifici. Ma da solo non può bastare. Perché l’impegno, la dedizione e la professionalità meritano di essere riconosciuti, altrimenti questo mondo, sempre più importante nella realtà di oggi, si troverà senza più persone disposte ad avvicinarcisi". I racconti sono quelli di giovani che provano l’esperienza e poco dopo salutano, a volte costretti a fare i conti coi conti i da far quadrare, altre col contesto del lavoro quotidiano, dove niente è mai scontato. "Il ...
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