Coronavirus Cesena, ecco il 'drive in' dei tamponi

Avviati i test con il sistema che velocizza le operazioni: il paziente resta in auto e nel giro di pochi minuti può liberare il box

Coronavirus, anche a Cesena il 'drive in' dei tamponi (Foto Ravaglia)

Coronavirus, anche a Cesena il 'drive in' dei tamponi (Foto Ravaglia)

Cesena, 31 marzo 2020 - Non fosse tutto così drammatico, ci sarebbe magari da sentirsi importanti, come i piloti di Formula Uno che quando tornano ai box trovano una squadra che corre loro incontro. Anche se in effetti, quando tutto è così drammatico, sentirsi importanti è ancora più gratificante. Nel grande parcheggio a raso dell’ospedale Bufalini, con la basilica della Madonna del Monte che veglia dall’alto, non c’è spazio per i campioni di automobilismo, ma la squadra che corre incontro a chi sta al volante arriva ugualmente e ha almeno la stessa determinazione dei maghi del pit stop. Ieri pomeriggio anche a Cesena è stato attivato il ‘Drive through’, il sistema ideato per accertare nel modo più snello e affidabile possibile la negatività al coronavirus di chi è sul punto di essere dichiarato effettivamente guarito. Il primo passo del percorso lo compie il medico curante che, analizzato il quadro del paziente, individua la possibile guarigione.

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La conferma ufficiale può avvenire però soltanto dopo che due tamponi, effettuati a distanza di almeno 24 ore l’uno dall’altro, riportano esito negativo. Quindi ecco qui il mini circuito a misura di aspiranti vincitori nella lotta contro il virus più temuto degli ultimi cento anni.

L’area, dominata da una tenda della protezione civile, era stata allestita lo scorso fine settimana ed è diventata operativa da ieri pomeriggio: primo appuntamento alle 14 e poi via, a distanza di dieci minuti tra un automobilista e l’altro. Un lasso di tempo che sul campo si è dimostrato anche troppo generoso, visto che dal momento dell’arrivo a quello della partenza passano soltanto poche decine di secondi. Da oggi dunque le tabelle di marcia potrebbero essere ricalibrate per ottimizzare i tempi. Ieri la lista era composta da ventidue nomi e ovviamente l’auspicio è che l’elenco cominci ad allungarsi in fretta, segno inconfutabile dell’aumento di chi si è messo il pericolo alle spalle.

La cortesia del personale va di pari passo con la professionalità e la tempestività di intervento: ad aspettare le vetture ci sono due operatici protette da tute speciali che le coprono da sotto ai piedi fino alla testa, sulla quale sono calate mascherina e visiera. A fianco spicca una coppia di carrelli che contengono le provette e tutto il materiale sterile necessario. La tenda attigua fa da centro di supporto, con archivio, postazione informatica, lettino attrezzato in caso di necessità e contenitori pronti all’uso. I primi avventori sono due coppie, dopo di che si procede a spron battuto con tutti gli altri. La segnaletica stradale non manca, ma in ogni caso l’impatto visivo difficilmente passa inosservato. Una doppia curva introduce alla gabbia di transenne: sotto la tenda si comincia con lo spegnere il motore e abbassare il finestrino, rispondendo al saluto del personale sanitario, che prima identifica il nuovo arrivato e poi procede al test, prendendo un campione dal naso e un altro dalla gola. In un attimo si è già ai saluti. Il risultato verrà comunicato telefonicamente nelle ore successive.

Nel caso il primo test fosse negativo, si ripeterà immediatamente l’operazione e dopo il secondo via libera, la pratica potrà definirsi chiusa. In caso contrario sarà necessario attendere un’altra settimana in quarantena, al termine della quale arriverà una nuova telefonata dall’Ausl per ripetere la procedura.

«Arriviamo dalle strutture di Savignano – spiegano le operatrici - e ci siamo mesee a disposizione del reparto di igiene pubblica cesenate, rafforzando gli organici di un gruppo che in questi giorni è costantemente impegnato. Prima di venire assegnate alla ‘tenda’ , effettuavamo i tamponi domiciliari: ad accoglierci abbiamo trovato persone di ogni tipo, dalle più ansiose, a quelle impazienti di chiudere la pratica. Dietro ogni porta c’è una storia diversa, fatta di bambini curiosi o impauriti davanti alle maschere, animali da compagnia da tenere a bada e incoraggiamenti da elargire. Col cuore, non per ragioni di protocollo. Perché è vero che siamo in trincea, ma ci siamo perché lo abbiamo scelto noi. Siamo qui per vincere la battaglia".