Coronavirus, lo studio. "Fare più i tamponi può ridurre i morti"

Indagine statistica di un gruppo di professionisti cesenati guidati dal presidente del Campus di Rimini. "Veneto modello vincente"

Il cesenate Sergio Brasini, 59 anni, docente universitario di Statistica

Il cesenate Sergio Brasini, 59 anni, docente universitario di Statistica

Cesena, 1 aprile 2020 -  Fare più tamponi, in particolare in Emilia Romagna, per fronteggiare il coronavirus con più efficacia e ridurre la letalità. È la necessità assoluta che scaturisce da uno studio congiunto di quattro cesenati che hanno messo in sinergia le loro competenze professionali: l’ingegner Michele Navacchia, operation manager alla Righi Elettroservizi, il medico di pediatria di libera scelta Antonio Belluzzi; Marco Fabbri, già in forza al Servizio statistico dell’Unione dei Comuni Valle Savio, e Sergio Brasini, docente di Statistica economica all’Università di Bologna, nonché presidente del Campus universitario di Rimini, i quali hanno realizzato uno studio comparativo sull’efficacia dell’uso dei tamponi in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.  

"Dati statistici alla mano, questo il frutto della nostra indagine, il modello attuato dal Veneto di fare quanti più tamponi possibili che facciano seguito a indagini epidemiologiche con la tecnica dei segugio sui contatti avuti dal soggetto a cui viene somministrato il tampone - afferma il docente di Statistica Sergio Brasini - è quello che si sta rivelando più efficace per contrastare il virus e salvare vite umane".  

"La nostra valutazione –osservano gli studiosi cesenati – ha l’obiettivo di chiarire se le azioni intraprese contro il Covid-19 dalle tre popolose regioni italiane confinanti Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono state ugualmente efficaci nel contrastarne la diffusione; in particolare abbiamo valutato se la numerosità dei tamponi effettuati ha avuto effetti sul contenimento della pandemia. Dall’analisi dei dati (fonte Ministero della Salute) abbiamo constatato l’importanza che i tamponi hanno per contenere la pandemia. Se in Lombardia ed in Emilia Romagna fosse stato eseguito lo stesso numero di tamponi del Veneto in relazione alla popolazione, sarebbe stato possibile ridurre il numero dei deceduti con tasso più che proporzionale.Questo risultato dovrebbe indicare un utilizzo massivo dei tamponi unitamente a tutte le misure di contenimento e protezione individuale richiesta".  

La ricerca è stata licenziata il 27 marzo. "La percentuale dei decessi sulla popolazione regionale in Lombardia ed Emilia Romagna è rispettivamente 8.4 e 4,5 volte superiore quella del Veneto – affermano i ricercatori –. Applicando in modo perfettamente proporzionale la percentuale di tamponi eseguiti in Veneto (pari a 1.70% della intera popolazione) a Lombardia ed Emilia Romagna (che invece hanno rispettivamente lo 0.95% e 1,07% dei tamponi sull’intera loro popolazione, pari circa al 40% in meno del Veneto) cosa accadrebbe? Ipotizzando di riscontrare lo stesso tasso di decessi riscontrato in Veneto (0,006% della popolazione) si avrebbero 642 decessi in Lombardia e 285 in Emilia Romagna, contro gli effettivi 5.402 in Lombardia e 1.267 attuali in Emilia Romagna, pari rispettivamente al 88% e 78% dei decessi in meno. Aumentando la pervasività dei tamponi si riduce il numero dei morti con tasso più che proporzionale: con un 40% in più di tamponi si sarebbe registrato l’86% di decessi in meno".  

"Analizzando i dati dal 25 al 27 marzo – proseguono i ricercatori – quanto ai tamponi la Lombardia rincorre il Veneto superandolo, mentre in Emilia Romagna sono pari all’82% di quelli effettuati in Veneto nello stesso periodo".