"Così salvai una neonata tra le macerie"

La drammatica esperienza dell’ex vigile fuoco Luciano Tontini raccontata in un documentario sul quarantennale del sisma dell’Irpinia

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di Francesca Siroli

Quarant’anni dopo la voce è ancora incrinata dall’emozione e i ricordi vividi. Impossibile dimenticare il salvataggio miracoloso che lo rese uno degli eroi nella tragedia che sconvolse l’Italia, il terremoto dell’Irpinia. La storia di Luciano Tontini, ex vigile del fuoco cesenate, e di Fortunata Donatiello, la neonata di quattro giorni che strappò alla morte, è tra quelle ripercorse nel documentario ‘Irpinia terra nuova’ realizzato per il quarantennale del sisma e andato in onda nella trasmissione ‘Geo’ di Raitre (verrà replicato domenica alle 9). "Con la troupe abbiamo girato a inizio settembre alcune scene a Cesena e poi nei luoghi del terremoto con Fortunata - spiega Luciano Tontini che oggi ha 70 anni -. Da quando l’ho rincontrata non ci siamo più persi: ci vediamo una o due volte l’anno. Sono stato al suo matrimonio e al battesimo dei suoi due figli e ogni tanto viene con la famiglia a trascorrere le vacanze in Romagna". La domenica del 23 novembre 1980 alle ore 19.34 un sisma di magnitudo 6,9 gradi della scala Richter devastò parte della Campania e della Basilicata: quasi 3mila le vittime, interi paesi rasi al suolo e migliaia di case danneggiate. Luciano riavvolge il nastro dei ricordi.

"Quella sera ero di servizio e non esitai a offrirmi volontario per partire l’indomani a Sant’Angelo dei Lombardi, me la sono sempre sentita dentro la voglia di aiutare gli altri - racconta -. Noi del reparto di Forlì eravamo addetti all’allestimento del campo base. Ma io, che venivo dall’esperienza del terremoto in Friuli, mi sentivo sprecato a non poter aiutare i soccorritori, mentre venivano impiegati militari ventenni che si sentivano male a vedere quell’orrore". Così il mercoledì, contravvenendo agli ordini, decise di addentrarsi tra quel che restava dell’ospedale, in cerca di qualche segno di vita. E tra le rovine del reparto neonatale sentì un flebile pianto. "I medici non mi credettero, dissero che era impossibile trovare dei sopravvissuti dopo così tanti giorni - prosegue -. Ma non mi arresi: presi il cric del camion e mi feci spazio tra le macerie creando un cunicolo, raggiunsi l’incubatrice, ruppi il vetro con le cesoie e presi la neonata. Una volta affidata ai sanitari tornai indietro per recuperare la copertina in cui era avvolta". Quella bambina - che fu chiamata non a caso Fortunata ed era nata il giorno prima del terremoto - accese una luce nel buio di quel dramma.

Luciano non poté vedere la gioia dei genitori nel momento in cui strinsero di nuovo la piccolina che ormai credevano morta, perché fu operato d’urgenza d’appendicite. E così gli rimase nel cuore il desiderio di conoscere la bambina per cui era stato un angelo custode. Nel 1993 i figli lo convinsero a lanciare un appello alla trasmissione Rai ‘Ultimo minuto’, portando con sé la copertina di lana che aveva conservato.

La madre di Fortunata la riconobbe e in diretta televisiva avvenne il commovente incontro. In realtà Luciano non fece uno, ma ben tre miracoli: la sua caparbietà infatti fu d’esempio per i colleghi che decisero di riprendere le ricerche e quella stessa notte estrassero altre due neonate vive (una delle due, Carmencita Cona, appare nel documentario). "Ma questo venni a saperlo solo vent’anni dopo - precisa lui - quando durante una celebrazione a Lioni la mamma di una di loro venne a ringraziarmi. Disobbedendo agli ordini dei miei superiori avevo corso un grande rischio, ma per cosa lo si deve fare se non per salvare una vita umana? Nel 1981 il destino bussò ancora alla sua porta. L’auto della moglie Maria con a bordo i due figli finì in un canale, lei morì ma i bambini sopravvissero grazie all’intervento di alcuni pescatori. "L’anno prima avevo salvato tre neonate e quello dopo qualcun altro fece lo stesso con i miei figli, Thomas di 7 anni e Marcello di 18 mesi. E’ la compensazione della vita", commenta.