"Cos’ha Oxford in più di noi? Il budget"

La nostra università è solo 161ª nella classifica mondiale. Il presidente del campus Cicognani: "Siamo comunque nell’1% dei migliori"

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di Luca Ravaglia

Bene, ma si potrebbe fare molto meglio. Il bicchiere mezzo pieno è che l’università di Bologna, della quale fa ovviamente parte anche il campus cesenate, è la migliore a livello nazionale nella classifica dei migliori atenei del pianeta, ma l’aspetto impossibile da ignorare, è che nella classifica generale (il World University Ranking 2023 appena pubblicato) la nostra Alma Mater occupa il 161esimo posto. Stabile. Un dato che non può essere soddisfacente per l’Italia, ottavo paese al mondo in termini di pil nominale. La punta di diamante è il settore tecnico scientifico, ma nemmeno quello ora riesce a rappresentare quel punto di riferimento imprescindibile per uno Stato che guardi al futuro con motivato ottimismo. Perché in questo contesto è evidente che il meglio delle nuove generazioni è sempre più incentivato a preparare la valigia, salutando il Belpaese. La graduatoria prende in considerazione l’insegnamento, la ricerca, le prospettive internazionali, le citazioni (influenza sulla ricerca) e il reddito del settore (trasferimento di conoscenze).

Massimo Cicognani, presidente del campus cesenate, cosa ci manca?

"Intanto serve chiarezza. Questi dati ci indicano che siamo nell’1% delle migliori università al mondo il che, permettete, non è affatto poco".

Però i ‘big’ ci tengono a distanza. Cos’ha Oxford più di noi? "Una cosa su tutte: il budget. E’ quello che fa la differenza a questi livelli. E la fa in maniera molto significativa".

Cosa potrebbe fare la nostra università con maggiori fondi?

"Attrarre talenti e fare in modo che quella che viene comunemente chiamata ‘fuga dei cervelli’ si trasformi in più semplici ‘viaggi di cervelli’. L’aspetto più virtuoso sarebbe quello di vedere i nostri talenti andare all’estero a continuare il percorso di formazione e di crescita, per poi tornare in Italia a far maturare qui i frutti delle loro competenze".

Serve investire di più.

"Intendiamoci, niente è perfetto, il tema della burocrazia è sempre attuale, ma di certo non è diverso da quello che devono fronteggiare altrove. Così resta un fatto".

Quale?

"Se si facesse un raffronto tra fondi investiti nel mondo dell’università e risultati ottenuti, saremo di certo tra le prime dieci al mondo".

Che succede a Cesena?

"Il contesto generale in questo momento di crisi è certamente complesso, a livello nazionale molte famiglie purtroppo sono costrette a rinunciare a investire sulla formazione dei figli e questo dato è tremendo. Per fortuna però il nostro territorio si difende bene, siamo in crescita, abbiamo progetti e percorsi validi che stanno attirando sempre più attenzione e le prospettive sono molto interessanti".

Parlava di investimenti, quelli riservati al nostro territorio sono stati significativi, se non altro in termini di strutture. Il campus sta crescendo.

"E’ un ottimo segnale, che contiamo di confermare anche per il prossimo futuro. Perché il punto è che qui da noi il metodo di insegnamento è valido, la formazione è efficace e i risultati arrivano. Lo dimostra il fatto che nelle tanto citate università anglosassoni, passeggiando per i corridoi degli uffici dei docenti si leggono tantissimi nomi italiani. La sfida è che quelle etichette nel prossimo futuro restino appese ai corridoi dei campus di casa nostra".