Così gli stranieri respinti diventano ‘invisibili’

Desta allarme il fenomeno degli immigrati con richiesta di soggiorno bocciata che scivolano nella clandestinità e nell’emarginazione

Migration

di Luca Ravaglia

Dopo la speranza, il buio. E l’illegalità. Il triste binario sul quale termina la corsa di chi, clandestinamente, è entrato in Italia cercando una nuova vita e alla fine di tutto l’iter avviato nei centri accoglienza, si trova respingere la domanda del permesso di soggiorno, è purtroppo noto a molti. E decisamente frequentato. Lo dimostrano anche le rilevazioni dei servizi comunali che seguono da vicino la problematica e che in certe occasioni non possono fare altro che constatare l’improvvisa scomparsa di chi fino a qualche ora prima soggiornava all’interno delle strutture accreditate, salvo poi, una volta ricevuta l’ingiunzione a lasciare il territorio italiano, piuttosto che rientrare nel proprio Paese, preferisce provare a ‘farsi di nebbia’ tra i meandri del territorio che li ha accolti. Le conseguenze ovviamente si riversano sulla collettività sotto diversi aspetti. Un primo punto riguarda le occupazioni di stabili abbandonati: il caso dell’ex magazzino di vi a Russi, ora fortunatamente tornato a nuova vita , è forse stato il più emblematico, ma di certo non è il solo, come dimostrano i frequenti interventi effettuati da polizia e carabinieri in strutture analoghe. La prima necessità di chi ufficialmente non dovrebbe essere qui è ovviamente quella di procurarsi un tetto sotto il quale trovare riapro, mentre la seconda riguarda il proprio sostentamento. E qui si apre la vera piaga sociale, che purtroppo non risparmia nemmeno il nostro comprensorio: senza permesso di soggiorno, è impossibile trovare un impiego nell’ambito della legalità e dunque in queste condizioni molto spesso si finisce col trovarsi a dover scegliere tra una serie di pessime alternative, tra le quali ne spiccano in particolare due: o quella di finire alle ‘dipendenze’ di un caporalato senza scrupoli che impone turni di lavoro massacranti, sottopagati e con annesso alloggio in locali fatiscenti e sovraffollati, oppure quella che porta dritto al mondo dei furti, dello spaccio di sostanze stupefacenti o in generale della violenza. "Purtroppo il problema esiste – conferma Cinzia Pieri dell’azienda del servizio alla persona di Cesena – e per quel ci riguarda riteniamo che in città ci siano una quindicina di persone che dopo essersi viste respingere le richieste mentre erano ospiti delle nostre strutture, sono scomparse dalla sera alla mattina. Non forniscono spiegazioni e rintracciarle diventa improvvisamente quasi impossibile. Le nostre unità di strada a volte si imbattono in qualcuna di queste persone, ma riallacciare contatti è difficilissimo". La problematica è trasversale, anche se dagli accertamenti effettuati, pare che la comunità che fa riferimento al Gambia come paese d’origine, disponga di una ‘rete più ramificata’ in grado di far abboccare un maggior numero di connazionali per poi indirizzarli verso nebulosi percorsi. I punti nevralgici? Quelli ormai noti, che gravitano intorno all’area dei Giardini 11 settembre in zona ex Zuccherificio e al polo della stazione ferroviaria. Dove, purtroppo, tutto pare meglio rispetto a tornare dall’altra parte del mare.