Covid Cesena, "Così ho sconfitto il virus tre volte". E oggi 'Toni' festeggia 101 anni

Antonio Biondi da pochi giorni è guarito dal virus che lo aveva già colpito due volte nel 2020. "Non ho mai avuto paura di morire, ma è stato come essere in guerra. Ringrazio i miei nipoti"

Antonio Biondi, 101 anni oggi, è ospite di una casa di riposo a Sant’Angelo di Gatteo

Antonio Biondi, 101 anni oggi, è ospite di una casa di riposo a Sant’Angelo di Gatteo

Cesena, 26 aprile 2022 - Ha sconfitto tre volte il virus, è stato ricoverato due volte e in isolamento tre mesi, ma con una straordinaria forza d’animo è uscito indenne, è tornato a casa guarito e oggi festeggerà i 101 anni. Un caso più unico che raro. E’ Antonio ’Toni’ Biondi, di Savignano sul Rubicone, e da qualche anno si trova in casa di riposo prima a Sogliano al Rubicone e poi a Sant’Angelo di Gatteo. Toni è un personaggio molto amato, stimato e benvoluto da tutti in quanto ha dedicato una gran parte della sua vita agli altri. Nella sua casa in via Raffaello Sanzio a Savignano sul Rubicone, fino a una decina di anni fa ha raccolto indumenti e poi con l’aiuto di volontari ha aiutato lebbrosi e missionari.

Come sta ora?

"Bene. Aspetto serenamente i 101 anni, questo regalo che mi ha fatto nostro Signore".

Come ha fatto a sconfiggere tre volte il virus?

"Non è stato facile. Ho trovato tanta professionalità e dolcezza nel personale sanitario. Poi i contatti e le videochiamate con i miei nipoti. Ho pregato tanto. Evidentemente non era ancora arrivata la mia ora. Ringrazio il Signore per questi doni che mi ha fatto".

Quando e come si è accorto che aveva preso il virus?

"Ho fatto la prima quarantena dal 12 aprile 2020 al 29 maggio presso la residenza per anziani Don Baronio di Cesena. Poi sono tornato a Sant’Angelo ma sono rimasto solo un giorno".

Perchè?

"A seguito di un positivo nella struttura hanno rifatto i tamponi a tutti, me compreso e, anche se appena rientrato nella casa di riposo, tra l’altro con doppio tampone negativo, mi hanno trovato inspiegabilmente di nuovo positivo. Per cui il 31 maggio sono ripartito per il reparto covid presso l’ospedale di Lugo dove sono rimasto fino al 22 giugno 2020".

Come è stato questo lunghissimo periodo?

"E’ stata dura, praticamente quasi tre mesi in isolamento. Solo con le videochiamate sono riuscito a vedere i miei nipoti". Ha avuto paura di morire?

"No, ma ho avuto l’impressione di avere affrontato una battaglia come in guerra. Combattere per non morire. E i miei nipoti mi ripetevano sempre: ’Vai zietto che sei è una roccia’".

E l’ultima positività?

"Non ho avuto sintomi gravi e l’ho trascorsa in isolamento in camera nella struttura fino ai giorni scorsi".

Ma chi è Antonio Biondi?

"Sono nato in una famiglia molto povera con i genitori analfabeti. Ho cominciato molto presto a lavorare. Nel 1941 a 20 anni sono stato militare in Croazia. Al rientro dalla guerra ho contribuito come tutti i miei coetanei alla ricostruzione del mio paese. Ho fatto di tutto muratore, contadino, operaio in segheria, operaio per le strade".

Come è iniziata la sua opera di bene nei confronti dei missionari?

"Negli anni ’70 in seguito a un articolo su Famiglia Cristiana dove un missionario cinese che si trovava in Vietnam e una missionaria Comboniana che era in Uganda, lanciavano un appello per aiutare i lebbrosi, ho cominciato a raccogliere indumenti e con l’aiuto di alcune donne di Savignano sono iniziate le spedizioni verso le missioni bisognose".

I suoi rapporti con i missionari?

"Mi tenevano aggiornato sulle loro condizioni, mi mandavano foto, ringraziavano e pregavano per tutti quelli che rendevano possibile questi aiuti".

Soddisfatto per avere aiutato questi missionari, ma soprattutto tanta gente povera?

"E’ stato molto importante per me dedicarmi agli altri".