Covid-19 aggravato dall’obesità

Studio all’ospedale Bufalini: il grasso viscerale associato a un maggior rischio

Se sovrappeso, diabete e obesità sono riconosciuti come elementi di rischio, a fare la differenza in caso di Covid-19 è anche il tipo di grasso che presenta il paziente. A identificarne la correlazione sono stati i ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e dell’ospedale Bufalini di Cesena che, in uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care, hanno dimostrato come l’accumulo di grasso viscerale, ovvero quello che avvolge gli organi interni, è associato a un maggior rischio di ricovero in terapia intensiva nei pazienti con Covid-19. Ciò, in maniera indipendente dal grado di obesità definito tramite l’indice di massa corporea. Lo studio ha coinvolto oltre 400 persone valutate al Bufalini nel sospetto di Covid-19 ed è stato scoperto che i soggetti affetti da Covid-19 ricoverati in terapia intensiva avevano una quantità di grasso viscerale superiore rispetto ai pazienti meno gravi.

"In particolare, confrontando le TC di questi pazienti abbiamo rilevato che, ogni millimetro di spessore in eccesso del grasso viscerale, corrispondeva a un rischio pari al 16 per cento di ricovero in terapia intensiva" afferma Rocky Strollo, endocrinologo e ricercatore. "L’esame TC è servito in fase acuta a valutare l’estensione e gravità’ della malattia. Retrospettivamente, ci sta permettendo di analizzare e identificare i soggetti con fenotipo a rischio, caratterizzato da una distribuzione addominale del grasso, che andrebbero maggiormente tutelati", conclude Sofia Battisti, radiologo del Bufalini e dottoranda di ricerca presso Irst.