"Covid, contagiato un cesenate su due"

Il virus ha ripreso a correre ma l’alta diffusione già raggiunta e la copertura vaccinale mettono al riparo da gravi conseguenze

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di Elide Giordani

Casi in crescita e ospedalizzazione costante nei numeri. Basta guardarsi intorno per mutuare la convinzione che il virus non sta imboccando la porta d’uscita. Raffreddori perniciosi, febbre, male alle ossa, testa nel pallone: ecco i sintomi più comuni. Lontani, per fortuna, dalle polmoniti infauste delle prime ondate. "Nel comprensorio cesenate - sintetizza il dottor Francesco Sintoni, responsabile dei Distretti Sanitari dell’Asl Romagna - 70 mila persone nel totale dei 200 mila abitanti hanno avuto un’infezione certificata. Se si aggiungono quelli non certificati possiamo dire che almeno un cesenate su due ha avuto il Covid. Questo elemento associato al largo ricorso ai vaccini rende il quadro molto diverso rispetto a due anni fa, la popolazione non è più suscettibile al virus al centro per cento e c’è una capacità immunitaria molto maggiore".

Dottor Sintoni, qual è l’elemento caratterizzante a questo punto?

"Che c’è una crescita dell’epidemia rispetto a qualche settimana fa, anche se non paragonabile a quella di gennaio in cui si raggiungevano nel Cesenate oltre mille nuovi casi al giorno. I casi sono aumentati, almeno 250 nuovi contagi ogni giorno, ma non si accompagnano ad un impatto sulle strutture sanitarie come è stato in passato. Il combinato tra nuove varianti e una popolazione in larga parte vaccinata e infettata cambia il quadro. I sintomi, peraltro, nella quasi totalità, sono gestibili a domicilio".

Chi si occupa di loro in caso di necessità di visita?

"Il riferimento è il medico di medicina generale che qualora rilevasse la necessità di approfondimenti e non fosse in grado di eseguire la visita in sicurezza può attivare le unita speciali, le Usca, che si recano a domicilio".

Cosa ha determinato, secondo lei, questo innalzamento dei nuovi casi quotidiani?

"Forse l’abbassamento dell’attenzione verso le misure ma anche la recrudescenza delle basse temperature che inibiscono il potenziale della vita all’aperto, in più la variante Omicron 2 è estremamente contagiosa". Si fanno ancora molti tamponi quotidiani?

"Almeno 500 fino ad una settimana fa. Lunedì però, giornata in cui si effettuano i tamponi di verifica di fine quarantena, essendo tornati in carico all’Asl quelli precedentemente effettuati nelle farmacie, che ora sono di nuovo a pagamento, ne abbiamo registrati circa 800. Non hanno creato disagi ma la struttura alla fiera ha funzionato a pieno regime".

Cosa succederà, invece, per il ricorso al vaccino considerato che dal 31 marzo chiude l’hub della fiera?

"Dobbiamo procedere ad un utilizzo ottimale delle risorse pubbliche, prendendo atto che nonostante la disponibilità di vaccini c’è una contrazione significativa della domanda. Gli hub più grandi, dunque, come quello di Pievesestina, vengono dismessi a favore delle strutture pubbliche dell’Asl, nella fattispecie la piastra servizi del Bufalini e l’ospedale di Cesenatico. Ci atterremo poi alle indicazioni ministeriali. Attualmente inoltre c’è buona copertura in merito alla seconda dose, per la terza invece ancora non ci sono coperture ottimali, benché resti molto importante. Anche l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito in questi giorni i rischi di patologia sintomatica in cui incorre chi non completa il ciclo vaccinale".

Cosa succederà dal 31 marzo nelle case di riposo per anziani?

"Nelle case di riposo e negli ospedali ci sarà ancora obbligo di mascherina Ffp2 e green pass per i visitatori, più l’obbligo vaccinale e la mascherina filtrante per gli operatori. Anche oggi, peraltro, ci sono 4 focolai attivi nelle case di riposo del territorio, ma i quadri sono gestibili senza esiti infausti. E’ decisamente una malattia che sta cambiando pelle. Il futuro non possiamo prevederlo ma l’impatto è indiscutibilmente minore rispetto al precedente".