di Elide Giordani Stesse paure, uguali raccomandazioni, identiche oracolari previsioni. Ma due situazioni che se messe a confronto fanno deragliare la ragione. Sovrapponiamo i dati dell’incedere del Covid in due giornate distanti esattamente un anno l’una dall’altra: 9 luglio 2021, 9 luglio 2022. Così, tanto per buttare una volta in più la testa nel cestino visto che non serve per anticipare le mosse del nemico pubblico numero uno di questi due anni sugli scudi. In quel venerdì 9 luglio 2021, in molti, la testa l’avevano nel pallone. Incombeva la finale dei Campionati Europei e l’Italia, a Wembley, puntava al trionfo, sfuggito per troppi anni. Fu il coronamento di un sogno e, come si vorrebbe nel calcio, il travaglio della partita va patito insieme e la gloria va festeggiata abbracciati dando fiato alle corde, pazienza se davanti ad un maxivideo e non in Inghilterra. Ci fu la gloria, ma nessun maxischermo. Tutti a casa a soffrire ed esaltarsi da soli, solo qualche urlo dalla finestra. O, al massimo, con qualche amico al bar ben travisati dalle mascherine. Il sindaco di Cesena non se la sentì di offrire un’occasione in più per far viaggiare il contagio, e come lui molti altri amministratori. "Decisione saggia - fu il viatico della responsabile della Sanità Pubblica romagnola, Raffaella Angelini -. Soffrire e gioire tutti insieme è la sensazione più bella nel calcio, ma ancora non si può, aumenta il pericolo". Eh già: il bollettino giornaliero a Cesena contava 2 nuovi positivi, però nessun ricovero in terapia intensiva. In regione tuttavia erano decedute due persone e si erano registrati 94 nuovi contagiati.  Ed ora tuffiamoci nell’appena trascorso sabato 9 luglio 2022. La gente, la testa, ce l’ha nei maxiconcerti che celebrano, finalmente, dopo tanti sospettosi distanziamenti, quell’immersione nel "tutti insieme appassionatamente" diventato un rito agognato anche per i più schizzinosi. Altro che maxischermi. Qui ci si può sgolare e sgomitare fianco a fianco. Più di 50 mila ogni volta che compare Vasco Rossi, più di 70 mila per il Jova Beach Party a Marina di Ravenna. E non parliamo dei vari spettacoli estivi: di piazza, di arena, di strada. Mascherine? Consigliate, non imposte. Distanziamenti? E come si fa con tanta folla? Con buona pace del solito, malevolo, bollettino quotidiano: in quel giorno, a Cesena, certificava 453 nuovi contagi, nessun decesso (ma erano 6 in Emilia-Romagna), e due persone ricoverate in terapia intensiva al Bufalini con sintomi gravi da coronavirus. Proviamo a darci una spiegazione di quello che c’è tra quel 9 luglio dell’anno scorso e quello di quest’anno.  Due positivi in più facevano paura, e 453 nuovi contagi, no? La risposta è, prima di tutto, che la percentuale del 90 per cento dei vaccinati ha arginato gli effetti più gravi del virus, costretto a mutare in forme meno letali se non vuole uccidere l’ospite di cui ha bisogno. Due ricoverati in terapia intensiva con quei numeri di contagio ne sono la prova. La seconda è che un nuovo lockdown non lo sopporterebbe nessuno. Ma ce n’è una terza, ed è quella più significativa: basta sanità imposta, è la responsabilità personale (vaccini, mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento) quella che determina il contagio, peraltro più addomesticato. Ad ognuno la sua sorte.

Cronaca

di Elide Giordani
Stesse paure, uguali raccomandazioni, identiche oracolari previsioni. Ma due situazioni che se messe a confronto fanno deragliare la ragione. Sovrapponiamo i dati dell’incedere del Covid in due giornate distanti esattamente un anno l’una dall’altra: 9 luglio 2021, 9 luglio 2022. Così, tanto per buttare una volta in più la testa nel cestino visto che non serve per anticipare le mosse del nemico pubblico numero uno di questi due anni sugli scudi. In quel venerdì 9 luglio 2021, in molti, la testa l’avevano nel pallone. Incombeva la finale dei Campionati Europei e l’Italia, a Wembley, puntava al trionfo, sfuggito per troppi anni. Fu il coronamento di un sogno e, come si vorrebbe nel calcio, il travaglio della partita va patito insieme e la gloria va festeggiata abbracciati dando fiato alle corde, pazienza se davanti ad un maxivideo e non in Inghilterra. Ci fu la gloria, ma nessun maxischermo. Tutti a casa a soffrire ed esaltarsi da soli, solo qualche urlo dalla finestra. O, al massimo, con qualche amico al bar ben travisati dalle mascherine. Il sindaco di Cesena non se la sentì di offrire un’occasione in più per far viaggiare il contagio, e come lui molti altri amministratori. "Decisione saggia - fu il viatico della responsabile della Sanità Pubblica romagnola, Raffaella Angelini -. Soffrire e gioire tutti insieme è la sensazione più bella nel calcio, ma ancora non si può, aumenta il pericolo". Eh già: il bollettino giornaliero a Cesena contava 2 nuovi positivi, però nessun ricovero in terapia intensiva. In regione tuttavia erano decedute due persone e si erano registrati 94 nuovi contagiati. 
Ed ora tuffiamoci nell’appena trascorso sabato 9 luglio 2022. La gente, la testa, ce l’ha nei maxiconcerti che celebrano, finalmente, dopo tanti sospettosi distanziamenti, quell’immersione nel "tutti insieme appassionatamente" diventato un rito agognato anche per i più schizzinosi. Altro che maxischermi. Qui ci si può sgolare e sgomitare fianco a fianco. Più di 50 mila ogni volta che compare Vasco Rossi, più di 70 mila per il Jova Beach Party a Marina di Ravenna. E non parliamo dei vari spettacoli estivi: di piazza, di arena, di strada. Mascherine? Consigliate, non imposte. Distanziamenti? E come si fa con tanta folla? Con buona pace del solito, malevolo, bollettino quotidiano: in quel giorno, a Cesena, certificava 453 nuovi contagi, nessun decesso (ma erano 6 in Emilia-Romagna), e due persone ricoverate in terapia intensiva al Bufalini con sintomi gravi da coronavirus. Proviamo a darci una spiegazione di quello che c’è tra quel 9 luglio dell’anno scorso e quello di quest’anno. 
Due positivi in più facevano paura, e 453 nuovi contagi, no? La risposta è, prima di tutto, che la percentuale del 90 per cento dei vaccinati ha arginato gli effetti più gravi del virus, costretto a mutare in forme meno letali se non vuole uccidere l’ospite di cui ha bisogno. Due ricoverati in terapia intensiva con quei numeri di contagio ne sono la prova. La seconda è che un nuovo lockdown non lo sopporterebbe nessuno. Ma ce n’è una terza, ed è quella più significativa: basta sanità imposta, è la responsabilità personale (vaccini, mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento) quella che determina il contagio, peraltro più addomesticato. Ad ognuno la sua sorte.

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