Cresce la disoccupazione giovanile

Nel secondo trimestre un peggioramento di quasi sei punti percentuali rispetto all’anno scorso

Migration

Gli scenari dell’occupazione in Romagna sono nettamente peggiorati nel secondo trimestre 2020, ma questa era purtroppo un dato atteso come riflesso dell’emergenza Coronavirus. Secondo l’analisi dei dati Istat condotta dalla Camera di commercio, nel confronto con il periodo analogffo dell’anno scorso, a fronte di un tasso di attività (forze lavoro popolazione in età lavorativa) che è rimasto sostanzialmente stabile, si riscontrano diminuzioni del tasso di occupazione (occupati popolazione in età lavorativa) e incrementi del tasso di disoccupazione (persone in cerca di occupazione forze lavoro), sia totale sia giovanile.

Nella provincia di Forlì-Cesena il tasso di attività 15-64 anni si assesta al 75,6% (74,2% nel 2° trimestre 2019), il tasso di occupazione 15-64 anni al 71,6% (era il 70,4%), il tasso di disoccupazione totale al 5,1% (dal 5,0%) e quello giovanile 15-24 anni al 19,3% (dal 13,5%). Situazione lavorativa dei giovani più complicata, quindi, con un relativo tasso di disoccupazione che, nel 2° trimestre di quest’anno, fa segnare un aumento di 5,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel confronto territoriale, i tassi di occupazione e disoccupazione provinciali risultano però migliori sia dei dati regionali (rispettivamente, 69,6% e 5,3%) sia di quelli nazionali (rispettivamente, 58,6% e 9,0%). In termini numerici, a livello tendenziale, in provincia di Forlì-Cesena si assiste ad un aumento degli occupati dello 0,8% (181.685 unità nel 2° trimestre 2020) e dei disoccupati del 4,4% (9.805 unità); in diminuzione, invece, gli ‘inattivi’, cioè coloro che non cercano più attivamente un lavoro, dell’1,0% (148.127 unità).

I dati relativi alla Cassa integrazione guadagni sono fortemente negativi: +2.348,7% le ore di CIG autorizzate nel periodo gennaio-settembre 2020, rispetto ai primi nove mesi del 2019, per un totale di 18,0 milioni di ore, di cui il 77,7% di CIG ordinaria, il 20,6% di CIG in deroga e l’1,7% di CIG straordinaria; in merito ai settori, a soffrire maggiormente sono, nell’ordine, il manifatturiero, con il 65,2% del totale delle ore autorizzate, il commercio, con l’11,8%, e le costruzioni, con il 9,1%. L’incremento della cassa integrazione provinciale risulta superiore a quello che si verifica sia in Emilia-Romagna (+1.597,0%) sia in italia (+1.109,8%).

I dati ‘destagionalizzati’ relativi ai rapporti di lavoro dipendente mostrano un saldo negativo tra attivazioni e cessazioni lavorative per il periodo marzo-giugno 2020 (-4.685 unità) mentre, complice la ripresa delle attività legate al commercio e al turismo, si riscontra un saldo positivo nel mese di luglio (+1.276 unità).

Il presidente della Camera di commercio Alberto Zambianchi sottolinea che "questi effetti negativi colpiscono in modo diverso i settori economici (in particolare il terziario), in modo diverso per genere (in particolare le donne) e in modo diverso in base all’età (in particolare i giovani). La crisi rischia, perciò, di ampliare la fascia di vulnerabilità e di causare un forte arretramento nelle diverse componenti dello e della coesione sociale, a partire da quelle che già nella situazione pre crisi avevano minori opportunità". Zambianchi evidenzia la necessità di sostenere le imprese in questa fase e mettere in campo anche politiche di riqualificazione per favorire la ripresa dell’occupazione.