
Il presidente americano Donald Trump
I dazi fanno paura, soprattutto in un mondo globalizzato col quale pure il nostro spicchio di Romagna è fortemente connesso. Il tema è argomento quotidiano di discussione, sui tavoli internazionali dove ci si muove in risposta alle azioni del presidente statunitense Donald Trump, così come in ambito territoriale, dove quelle azioni hanno – e avranno – ripercussioni concrete. A riguardo il Sole 24 Ore ha pubblicato un’indagine evidenziando il peso delle esportazioni, in particolare con gli Stati Uniti, in tutte le province italiane.
Per quanto riguarda il territorio di Forlì Cesena, ogni 100 euro di Pil prodotto, ce ne sono 31 legati all’export. Quasi un terzo. In numeri assoluti, parliamo di 3.396 milioni di euro, una cifra in crescita del 17,9%. Di questa fetta, il 62% viene esportato nell’area dell’Unione Europea. Il restante 38% invece prende la via del resto del mondo, con un 6,6% diretto negli Stati Uniti. "Il ruolo del commercio internazionale è fondamentale – analizza il presidente della Camera di Commercio della Romagna Carlo Battistini –. Il nostro punto di forza è rappresentato dal ‘mix’ di prodotti che vengono coinvolti nell’ambito delle esportazioni. La Romagna non è legata a un comparto singolo, ma è in grado di mettere sul mercato prodotti di settori diversi, il che ci rende potenzialmente più resilienti a situazioni di stress. Questo però non significa che i problemi o rischi non ci siano".
A oggi solo una piccola parte delle imprese del nostro territorio conta su scambi commerciali stabili con l’estero. "Su un totale di 70mila imprese iscritte alla Camera di Commercio della Romagna – riprende Battistini – circa tremila contano sull’export e quelle che lo fanno in maniera continuativa si riducono ancora fino a circa un migliaio. Il nostro intento è di essere vicini alle aziende nel modo migliore, intercettando necessità, criticità e opportunità. In quest’ottica abbiamo commissionato un’analisi a Nomisma che presenteremo a maggio legata proprio a ciò che chiede e che teme il mondo imprenditoriale di casa nostra in relazione alle esportazioni".
Tra chi con l’estero, Stati Uniti compresi, è abituato a relazionarsi con costanza c’è per esempio Siropack, azienda di Cesenatico da sempre proiettata all’innovazione, come dimostra per esempio la presenza al suo interno di un laboratorio realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna. "Sono molto preoccupato – è il commento di Rocco De Lucia – perché l’Emilia Romagna è un territorio fatto di eccellenze e nel quale tante imprese sono diventate leader nei rispettivi settori. Ma ora il contesto è decisamente complicato. Certo, ci sono le politiche di Donald Trump, ma i problemi, dal mio punto di vista, arrivano prima di tutto dal contesto europeo. Parlo da europeista convinto e proprio per questo il rammarico è doppio: la tutela dell’ambiente per esempio deve essere una priorità, ma il modo col quale viene perseguita sta creando tanti problemi alle aziende virtuose del territorio, finendo col favorire quelle di altre parti del mondo che lavorano certamente con molta meno attenzione alle dinamiche ambientali. Parlo con cognizione di causa, per essere quotidianamente a stretto contatto con ciò che succede intorno a noi". De Lucia nei prossimi giorni intraprenderà un nuovo viaggio negli States: "In Europa rischiamo di essere penalizzati dalle istituzioni che invece dovrebbero proteggerci e a questo si aggiungono le decisioni che arriveranno dall’amministrazione Trump, pensate con lo spirito di tutelare gli statunitensi. La situazione nella quale ci troviamo mi obbliga anche a pensare a strade diverse. Cosa succederebbe se decidessimo di spostarci negli Usa? Come verrebbero valorizzate le nostra proprietà intellettuali? Ora, da imprenditore, questo tema è diventato impossibile da ignorare".