Degrado alle mura malatestiane, la protesta dei residenti

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"Realizzare una nuova struttura nell’area dei Giardini Savelli non significa necessariamente deturpare il contesto dell’area, anzi. Tanto più che quello che c’è tutto intorno dimostra il contrario". E’ la posizione di un gruppo di residenti della zona di viale Carducci sulla quale si affaccia il chiosco finito al centro della discussione politica qualche giorno fa in seguito alle recriminazioni dell’ambientalista Davide Fabbri che contesta l’opportunità di realizzare un nuovo manufatto a ridosso delle mura. "Parlano i fatti – commentano i residenti – e i fatti dicono che la cinta muraria versa in stato di abbandono pressoché ovunque, a partire dai tratti a poche decine di metri di distanza dallo spazio dei Giardini Savelli gestito dai privati, che invece si ripromettono di curarne la valorizzazione e la cura. Dove invece a occuparsi della manutenzione è esclusivamente il pubblico, cosa succede? Tra le pietre che raccontano la nostra storia si è fatto largo un intrico di vegetazione sempre più impattante che, oltre al brutto effetto estetico, indubbiamente contribuisce a minare in maniera significativa la tenuta della cinta malatestiana. Se l’alternativa deve essere tra degrado e incuria da una parte e percorso valorizzato da un impianto di illuminazione e da scorci suggestivi nei pressi dei quali sedersi a rilassarsi, è difficile avere dubbi". I residenti ci tengono a ribadire di non avere rapporti coi gestori del Chiosco né tanto meno di essere favorevoli all’urbanizzazione a discapito del verde. "Ogni contesto deve essere analizzato per quello che è . Nei ‘Savelli’ non c’è nessuna cementificazione, ma uno spazio vivibile per tutti".