Denise Battaglia, ‘Padre madre’ a suon di jazz

Secondo brano per l’artista cesenate, classe 1992 "L’obiettivo principale? È suonare dal vivo"

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di Filippo Aletti

La voglia di vivere la propria vita liberamente, seguendo l’istinto e accettando gli errori, è al centro di ‘Padre e Madre’, il nuovo singolo della cantautrice cesenate Denise Battaglia. L’artista, classe ’92, ha prodotto il brano in collaborazione con Matteo Gentili al ‘Woodoo sound labs’ di Longiano, affidando la masterizzazione a Giovanni Versari dello studio ‘La maestà’ di Tredozio. Il nuovo singolo segue il precedente ‘Idromele’, vincitore del premio ‘Café Unplugged’ di Rolling Stone.

Battaglia, come nasce questo nuovo pezzo?

"Come tutte le cose belle, è nato un po’ per caso, in un contesto quasi magico. Mi sono immaginata di avere di fronte una piccola me, o comunque una persona più giovane, a cui suggerisco di vivere liberamente, senza rimpianti. Rispetto agli altri miei brani c’è qualcosa di nuovo".

Ha abbandonato i miti.

"Il mito aveva caratterizzato tanto i miei lavori precedenti. In questo brano invece c’è tanto della mia vita. Mi scaglio soprattutto contro i consigli non richiesti. Ma non ho rammarico verso i miei genitori, anzi, li ringrazio tantissimo per la libertà, seppur sudata, che mi hanno dato".

Musicalmente, invece, come si sviluppa il brano?

"È un pezzo che avevo scritto anni fa, trasformato poi nella sua versione finale dal lavoro di Matteo ‘Gex’ Gentili, che ha arrangiato il brano esattamente come l’avrei voluto. Un mix di pop, soul e jazz".

Influenze particolari?

"Cerco di non imitare altri artisti, però un autore che per me è fondamentale è Tom Rosenthal, da cui ho appreso l’arte di giocare col suono. Nel brano ho inserito alcuni di questi elementi per ricordarmi di non prendermi troppo sul serio: ciò che conta è stare bene con sé stessi".

Con il suo brano precedente, ‘Idromele’, ha vinto un contest nazionale di Rolling Stone. Come l’hanno scovata?

"A un festival, dal titolo ‘Café Unplugged’, aperto a giovani artisti indipendenti. Ho vinto la categoria ‘Jazz’. È stata un’esperienza molto bella, che mi ha portata a Milano. Betty Senatore, critica di radio Capital, ha lodato l’originalità del brano".

Com’è iniziata la sua carriera?

"Ho cominciato a suonare la chitarra a 11 anni, per poi buttarmi nel canto, che mi permetteva di esprimere me stessa. Componevo in inglese, poi sono tornata all’italiano, con cui mi focalizzo di più sul racconto".

Ambizioni future?

"Per me ciò che conta di più è stare sul palco. Va bene qualsiasi luogo, basta potersi esibire, perché ho bisogno del contatto con la gente. Inoltre ho già qualche pezzo pronto per la pubblicazione".