Don Orfeo si presenta al vescovo e attacca

Una mail inviata a una quarantina di persone per raccontare minuziosamente il controllo dei carabinieri a Prata di Suvereto, in Toscana

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di Paolo Morelli

È arrivato il momento tanto atteso non solo dalla comunità monastica di Valleripa e da tutte le persone che vi gravitano attorno, ma da tutta la diocesi: l’incontro tra il vescovo Douglas Regattieri e don Orfeo Suzzi, fondatore e capo della Piccola Famiglia della Resurrezione, più nota come comunità di Valleripa, fino a quasi due anni fa, quando il vescovo lo ha rimosso avendo riscontrato gravi anomalie nella conduzione sia dal punto di vista religioso che amministrativo. Il vescovo aveva sospeso ‘a divinis’ l’anziano sacerdote, poi aveva ritirato la sospensione in conseguenza di una modifica della normativa, imponendo comunque che le attività relative al ministero sacerdotale venissero svolte in privato fino al processo.

Più che di un incontro, è più corretto parlare di scontro, poiché don Orfeo, che preferisce farsi chiamare ‘Abbà Orfeo Povero’, una settimana fa ha inviato ad alcune decine di persone vicine alla comunità di Valleripa una lunghissima mail nella quale racconta con dovizia di particolari, quasi fosse un racconto poliziesco, la visita dei carabinieri a Prata di Suvereto, in provincia di Livorno, dove don Orfeo si è trasferito da qualche mese insieme ai fedelissimi (cinque persone più tre suore indiane) in una casa presa in affitto in mezzo a un bosco. A muovere i carabinieri, delegati dalla procura della Repubblica di Livorno, è stato il sospetto che le tre suore indiane siano prive di titolo per soggiornare in Italia. La lettera di don Orfeo si conclude con pesanti accuse di continua persecuzione nei suoi confronti da parte di un ‘sistema’.

Ieri mattina don Orfeo Suzzi si è presentato negli uffici del Vescovado, in via Don Minzoni, insieme al suo avvocato difensore Paola Cipolla di Bologna. Per una paio d’ore il sacerdote ha parlato davanti al vescovo e ai prelati che lo assistono con la funzione di porre le domande, verbalizzare e di partecipare al giudizio. Cinque sono le questioni in ballo: dalla mancata obbedienza al vescovo all’allontanamento dalla diocesi senza autorizzazione, dai processi intentati (con esito negativo) contro il vescovo e i suoi provvedimenti, alla gestione economica della comunità con creazione di tre società finanziarie a Londra e il tentativo di crerne un’altra nei paesi baltici.

Don Orfeo e il suo avvocato ora potranno produrre documenti e testimonianze, poi elaboreranno ed esporranno la linea difensiva, infine il vescovo prenderà una decisione.