"Due bollette da 45mila euro: una beffa"

La rabbia del titolare del ristorante ‘Quel Castello di Diegaro’: "Fatture da saldare nel giro di 15 giorni, senza spiegazioni"

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di Luca Ravaglia

C’erano 20.720 euro da pagare entro il 14 settembre e ce ne saranno altri 24.488 da saldare entro il 29 dello stesso mese: tirando le somme, nell’arco di 15 giorni, 45.208 euro di costi legati all’energia elettrica e riferiti rispettivamente ai mesi di luglio e agosto, usciranno dal conto corrente dell’azienda. Un’industria metalmeccanica? No, un ristorante. Lorenzo Illotta di Quel Castello di Diegaro parla con sul tavolo due fogli che non hanno bisogno di interpretazioni: "Sapevo che l’aumento dei costi sarebbe stato pesantissimo – sospira – ma qui oltre al danno è arrivata la beffa. Come è possibile fatturare questi importi a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro? Abbiamo provato a chiedere informazioni al fornitore del servizio, ma a tutte le domande che abbiamo rivolto all’operatrice, ci siamo sentiti rispondere ‘Non lo so’. E’ frustrante, perché si ha la percezione di essere qui, in balia degli eventi senza che nessuno si prenda nemmeno la briga di fornire spiegazioni, prima ancora di proporre soluzioni".

‘Quel Castello’, storico punto di riferimento della ristorazione cittadina, è un’azienda strutturata e con radici solide. Che però rischiano di non bastare. "Queste condizioni – prosegue Illotta – sono ingestibili per chiunque, non nell’arco di chissà quanto, ma di appena qualche mese. Il tema deve essere affrontato e risolto subito, partendo dal fatto che la soluzione non può certamente essere quella di rovesciare i costi sui clienti. La materia prima è aumentata, gli importi delle utenze sono esplosi e i conti non tornano. Di molto. Probabilmente tutti dovremo ritoccare i prezzi, ma non certo in proporzione, perché nel frattempo le famiglie stanno fronteggiando lo stesso genere di problema e con budget sempre più ridotti". I ‘ristori’ governativi? Palliativi. "Sono stati proposti crediti di imposta del 15% . Bene, grazie, stiamo parlando di qualche migliaio di euro a fronte delle decine di migliaia che, tanto per riprendere il nostro caso, dovremo sborsare nell’arco di appena due settimane. Senza contare che con l’imminente abbassamento delle temperature e le minori ore di luce, con ogni probabilità il peggio deve ancora arrivare". Ci sono i dipendenti da pagare e i costi di gestione da assorbire. C’è un bilancio sempre più difficile da far quadrare: "Non fateci chiudere. Per uscire dalla crisi, da ogni crisi, le imprese hanno bisogno di fare ciò in cui riescono meglio: lavorare".