Due carabinieri a processo per calunnia

Avevano accusato un collega di aver picchiato un cittadino durante un diverbio davanti alla caserma di Savignano

Migration

Due carabinieri a processo con l’accusa di calunnia e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico. Sono comparsi ieri davanti al giudice Marco De Leva in tribunale a Forlì, dove a sostenere l’accusa era il pubblico ministero Laura Brunelli. I due imputati, secondo la procura, avrebbero reso dichiarazioni false sostenendo che un collega reagì con violenza picchiando una persona durante un diverbio scatenatosi in strada di fronte alla caserma di Savignano, dove all’epoca dei fatti (settembre del 2018) prestavano servizio due dei militari. Il pubblico ministero durante la requisitoria ieri in tribunale a Forlì ha chiesto la pesante condanna a 4 anni e 8 mesi per un imputato, un militare del Lazio 40enne che ora presta servizio alla caserma di Roma, e a 4 anni e due mesi per l’altro, marchigiano di 60 anni, anch’egli trasferito. I due militari sono stati accusati di aver ingigantito i fatti nell’esposizione ai superiori. I difensori degli imputati, gli avvocati Cosimo Zaccaria e Stefano Spadoni, ieri in aula, hanno sostenuto che non è possibile che i due carabinieri si siano inventati insieme l’accaduto al fine di calunniare un collega. Nelle dichiarazioni rese, anche per iscritto, gli imputati nell’accusare il compagno d’armi sostenevano che "l’appuntato afferrava un uomo, lo aggrediva colpendolo con calci e pugni, continuava a picchiarlo con un’ira implacabile, proferendo frasi minacciose, fino a farlo cadere a terra dove rimaneva incastrato tra il motore e l’asfalto, procurandosi delle lesioni e una contusione all’anca".

Da diverse testimonianze è emerso che il carabiniere accusato dai colleghi, costituitosi parte civile con l’avvocato Fabrizio Briganti, avrebbe solo colpito con due ‘manate’ il casco di un uomo in moto che stava litigando con sua moglie, al solo fine di fermare quella lite, finendo per farlo cadere, ma involontariamente. Difficile ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, dato che la zona in cui è avvenuto il diverbio non era completamente servita da telecamere. Secondo l’accusa mossa dalla procura nei confronti dei due militari ieri a processo, "i due indagati in accordo tra loro, mediante la redazione delle annotazioni di servizio rivolte ai superiori, incolpavano falsamente, sapendolo innocente, l’appuntato che era in servizio alla caserma di Savignano sul Rubicone, determinando così l’instaurazione nei suoi confronti del reato di insubordinazione con ingiuria, conclusosi con decreto di archiviazione". I difensori, nella lunga discussione , hanno sostenuto che sarebbe stato molto più facile non denunciare l’accaduto da parte dei due militari che invece hanno agito con rigore. La richiesta della difesa è stata quella di assoluzione. Processo rinviato a lunedì per la sentenza.