"Due profugli ucraini non accolti a scuola"

Ospitati a Bagnarola, una parrocchiana accusa: "Il centro Engim li ha esclusi perché senza i certificati del diploma di terza media"

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di Raffaella Candoli

La burocrazia o la sua interpretazione, possono essere davvero ottusi e senza cuore. L’esempio tra i tanti, viene oggi dal Centro di Formazione professionale Engim di Cesena presso l’iituto Lugaresi, che il giorno prima dell’avvio delle lezioni ha comunicato ai due studenti ucraini, Roman Obodoviki e Nicolay Caidanenco, 17 e 18 anni, profughi di guerra e accolti dalla parrocchia di Bagnarola, iscritti al centro, e che si apprestavano a varcarne i cancelli, che l’accesso non era loro consentito perché privi della certificazione di diploma di terza media.

Le regole saranno anche regole, ma se la vocazione che "ancora oggi - si legge nelle pagine web istituzionali di Engim - si ispira al carisma di San Leonardo del Murialdo e allo stile educativo da lui promosso, nella formazione e cooperazione internazionale...", quale miglior segnale di cooperazione e accoglienza l’ente avrebbe potuto dimostrare, venendo incontro a chi, fuggito con quel che aveva addosso, certamente non poteva avere con sé un diploma di terza media? E come sarebbe possibile richiederlo ad un Paese che non ha quasi più edifici e scuole in piedi? "Non so a chi rivolgermi - dice con una certa dose di sconforto e incredulità Catia Sasselli, che insieme a 24 famiglie di parrocchiani sostiene economicamente e in tutte le loro esigenze, nove profughi tra adulti e ragazzi accolti in canonica -. Non il Provveditorato, forse la Regione presso cui Engim è accreditato?" I due giovanissimi ucraini, peraltro sono già in possesso di diploma di scuola superiore, ma i percorsi di studio non sono equiparati e non hanno validità in Italia. "Piuttosto che fare ripartire i due allievi da una quarta classe - prosegue Sasselli -, come proposto dall’istituto Comandini, abbiamo preferito orientarci per un centro professionale che aiuti i ragazzi a imparare un mestiere e a inserirsi nella comunità, se la loro permanenza qui sarà lunga". Una scuola del fare che venisse anche incontro alle loro difficoltà linguistiche e alla complessità nella comprensione dei libri di testo". Nel passato anno scolastico Sasselli aveva anche chiesto alla dirigenza del liceo Scientifico di Cesenatico, di far frequentare la scuola agli stessi ragazzi, oggi esclusi dall’Engim, come uditori, "ma mai - sottolinea Catia Sasselli - è venuto un invito, una giornata di benvenuto e conoscenza". Più in generale, Sasselli, in riferimento alle azioni di accoglienza ai profughi ucraini deve suo malgrado evidenziare come, se non fossero intervenuti privati, a titolo volontario e con notevole impegno economico, oggi queste persone sarebbero abbandonate a se stesse, davanti ad una burocrazia, e torniamo ancora su questo tasto, che ha lunghi tempi per i rilasci dei permessi di soggiorno, che non eroga i sostegni economici (una tantum) previsti e che obbliga questa gente a recarsi a Milano in consolato, per l’ottenimento del passaporto.

"Un adempimento - chiosa Sasselli - che per 12 rifugiati ha richiesto il noleggio di due pullmini e una spesa che supera i mille euro". "Chi crede che intervengano lo Stato o i Comuni, si ricreda - è la conclusione di Sasselli -. l’ondata emotiva di vicinanza agli sfollati è finita e senza persone di buon cuore e che si sottopongono a sacrifici per gli altri, anche gli ucraini sarebbero come tanti immigrati di varia nazionalità, a elemosinare per strada".