E45 chiusa oggi, gli altri viadotti in cemento armato sotto osservazione

Il degrado del rivestimento esterno è il primo segnale che preoccupa sia per Kennedy sia per il ponte sopra la Secante

Preoccupa lo stato del cavalcavia Kennedy

Preoccupa lo stato del cavalcavia Kennedy

Cesena, 17 gennaio 2019 - Che il cemento armato non sia eterno, anzi abbia una vita relativamente breve, limitata a una cinquantina di anni o poco più, è cosa nota da tempo. E si sa anche che i manufatti di questo tipo hanno bisogno di frequente manutenzione, altrimenti rischiano di non arrivare neppure al mezzo secolo.

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Il viadotto Kennedy, che collega la città ai quartieri Vigne e Sant’Egidio e al centro commerciale Montefiore, è arrivato a questo traguardo: fu realizzato negli anni Sessanta e da almeno vent’anni appare fortemente deteriorato, almeno nella parte esterna delle strutture. Nel 2006 ne fu rifatta una metà, quella di competenza delle Ferrovie dello Stato, per l’altra parte il Comune preferì rimandare. E a forza di rinvii e di indagini sulla solidità del viadotto siamo arrivati al 2019: pare che questo sia l’anno buono, sono già stati stanziati 1,5 milioni di euro per il rifacimento della struttura, ma il progetto prevede anche la spesa di un ulteriore milioni per la realizzazione di piste ciclopedonali in entrambi i sensi, con probabile contributo della Regione. Il progetto del nuovo Viadotto Kennedy ha sollevato più di una critica proprio per la decisione di realizzare le piste ciclopedonali che restringeranno lo spazio per le auto e, come ha rilevato Franco Pedrelli, duplicheranno le piste ciclopedonali del sottopasso di via Cervese, a poche decine di metri.

L'anima in cemento armato esposta alle intemperie e alla ruggine
L'anima in cemento armato esposta alle intemperie e alla ruggine

Ma non c'è solo il Viadotto Kennedy a dare preoccupazioni agli amministratori della cosa pubblica: praticamente tutti i manufatti di cemento armato dopo poche decine d’anni si deteriorano: l’acqua riesce a infiltrarsi all’interno della struttura, quando gela aumenta di volume e provoca il distacco di detriti. In questo modo vengono alla luce i tondini di ferro che rappresentano l’anima del manufatto, che a loro volta arrugginiscono e perdono efficacia. Ieri Piero Pasini ha messo su Facebook una serie di foto che testimoniano il degrado del viadotto dell’E45 che sovrasta la Secante. Le foto sono impressionanti (guarda le immagini), non hanno bisogno di commenti perché mostrano benissimo le gabbie realizzate con i tondini di ferro che ormai sono esposte alle intemperie perché il cemento che le ricopriva si è sgretolato. Nessuno lo aveva notato fino a ora poiché non c’è passaggio di pedoni o ciclisti, ma è bastato un buon teleobbiettivo per evidenziare il degrado.

Va detto che non basta il distacco della parte esterna in cemento per rendere traballante un viadotto, ma la visione non è certamente rassicurante.