E45 interrotta Cesena, l'appello. "Senza camionisti siamo in crisi nera"

Il ristorante Ponte Giorgi ha perso un centinaio di coperti al giorno

PASSIONE DI FAMIGLIA Il cuoco Guglielmo Giorgi  con la figlia Giada nella sala del ristorante

PASSIONE DI FAMIGLIA Il cuoco Guglielmo Giorgi con la figlia Giada nella sala del ristorante

Cesena, 20 gennaio 2019 - La chiusura dell’E45 al confine fra la Romagna e la Toscana è stata una mazzata per la famiglia di Guglielmo Giorgi che con la moglie Gilda e le figlie Giada e Genea gestisce da sempre il ristorante bar Ponte Giorgi a Cella di Mercato Saraceno. «Fino a pochi giorni fa – spiega Guglielmo Giorgi – ogni giorno davamo da mangiare fino a un centinaio di camionisti, fra pranzo e cena. Da mercoledì scorso quelli che arrivano si contano sulle dita di una mano perché sono costretti a fare l’autostrada passando da Bologna o a scendere a Fano e attraversare l’Appennino al passo del Furlo».

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Ad attirare i camionisti non è solo la fama di un locale dove «si mangia bene e si spende il giusto», ma anche il grande piazzale che sta dall’altra della ‘vecchia’ statale Umbro-Casentinese: è di proprietà del ristorante e può ospitare una trentina di autotreni, una manna per gli autisti alle prese con la necessità di riposare in modo adeguato imposta dal Codice della strada e dal buon senso.

Il locale della famiglia Giorgi è un punto di riferimento per chi intraprende il viaggio da Ravenna a Roma (e viceversa) dagli ultimi decenni dell’Ottocento. Sono almeno 140 anni che a sinistra del Savio, accanto al ponte che ha preso il nome dai Giorgi, c’era una bottega di campagna dove si poteva trovare di tutto, dai generi alimentari alla carne, dalle sigarette al vino. Accanto c’era la stazione per il cambio dei cavalli e la postazione fissa della trebbiatrice, quindi era ovvio che col passare del tempo la vocazione prevalente diventasse quella dell’osteria.

«La prima insegna di ristorante – ricorda Guglielmo Giorgi – era trasversale, a bandiera, con i tubi al neon. La montai io quando ero adolescente una sessantina di anni fa, quando si faceva sentire la ripresa economica del dopoguerra». La situazione odierna fa tornare alla mente quella a metà degli anni Ottanta, quando fu aperto il tratto dell’E45, che allora si chiamava E7 e sostituiva la statale. «Per alcune settimane ci fu un brusco calo della clientela – ricorda Guglielmo Giorgi –: gli automobilisti che passavano sul viadotto vedevano il ristorante, ma avevano già passato lo svincolo di Bivio Montegelli e tiravano dritto. Passarono alcuni mesi prima che la nostra clientela riprendesse a frequentarci come prima. Oggi come allora vediamo lo spettro di una crisi che non ci consentirebbe di mantenere i 22 posti di lavoro che abbiamo. Speriamo che tutti si diano da fare e che venga trovata a breve una soluzione per riaprire l’E45».