E45 Cesena, il percorso alternativo. Viaggio tra buche e saliscendi

Il tragitto tra Bagno di Romagna e Pieve: un’ora e tre quarti contro i 25 minuti normali

Cesena, il blocco sull’E45 a Verghereto (Foto Ravaglia)

Cesena, il blocco sull’E45 a Verghereto (Foto Ravaglia)

Cesena, 18 gennaio 2019 - Un’ora e trenta minuti di tempo per andare da Verghereto a Pieve Santo Stefano, 40 chilometri. E un’ora e quarantacinque per tornare indietro, passando da Badia Prataglia e il passo dei Mandrioli, destinazione Bagno di Romagna. È il bilancio, orologio alla mano, del nostro viaggio di ieri lungo la provinciale, unica alternativa (mappa) alla strada statale Tiberina 3bis, più nota come E45, chiusa da mercoledì a mezzogiorno nel tratto tra Canili e Valsavignone a causa delle pessime condizioni in cui è ridotto il viadotto Puleto, che collega Toscana e Emilia-Romagna.

Il viaggio inizia da Cesena: si imbocca la superstrada e a ogni svincolo il cartello a sfondo giallo informa che in direzione sud l’uscita obbligatoria è quella di Verghereto. Sì, perché quella di Canili è chiusa dal 2017. La strada è deserta, inizia a piovere a dirotto e ogni viadotto che si supera porta alla mente quel tragico 14 agosto. Si esce per forza a Verghereto. Gli operatori della protezione civile di Forlimpopoli spiegano che molti autoarticolati tentano di passare dal paese, per attraversare Balze e Pratieghi e riallacciarsi all’E45 da Pieve Santo Stefano: ma non possono, la strada in questione è vietata per i mezzi pesanti che rischierebbero di incastrarsi nelle curve, quindi i camionisti vengono rispediti indietro fino a Cesena, ovunque debbano andare. L’unica speranza, per loro, è l’autostrada.

Si ferma un’auto, una coppia chiede: “Scusi, per Anghiari?”. La risposta è “segua le indicazioni per Roma”. Noi le seguiamo, ma non è così semplice. Sono le 12,56, la provinciale 137 è stretta, c’è il limite dei 30 km/h. Si arriva alle Balze e un cartello grande indica che per andare a Roma bisogna svoltare a destra. Il traffico è quasi nullo. Il tratto che conduce a Pratieghi, prima località toscana, è totalmente sconnesso. Alla pioggia si aggiunge la neve, e i dossi naturali del manto stradale non permettono di viaggiare sopra i 40 chilometri orari. Un bivio e nessuna indicazione per la statale.

Si prosegue per tentativi, in direzione Badia Tedalda. Poco prima di Arsicci, un cartello indica il divieto di transito ai veicoli con massa superiore ai 70 quintali. Si arriva a Pieve Santo Stefano, sono le 14,06. In E45? Avremmo impiegato 23 minuti. Il ritorno si fa dall’altra via: Chiusi della Verna, Rimbocchi e Bagno di Romagna. Cinquantacinque chilometri di paesaggio meraviglioso, ma la strada? Buche alternate a rattoppi. Non si incontra nessuno e cala la nebbia, che si infittisce sempre più. A Badia Prataglia la strada si restringe, e due curve secche in salita conducono all’umbro casentinese 71. Si incontrano due bilici in direzione opposta, viene da chiedersi come faranno i tornanti. Arrivati al Passo dei Mandrioli (1173 metri sul mare) non c’è alcun punto di riferimento nella strada, stretta e priva di linea di mezzeria. Sbuca un camion, non ci scontriamo per un pelo, poi ecco le luci della città termale. Viaggio terminato, finalmente.