Ecco chi era, prima di farci ballare

Con l’addio così repentino di Raoul Casadei se ne va un altro pezzo di storia del suo borgo natio, Sant’Angelo in Salute di Gatteo. Qui venne alla luce nel 1937, in un assolato giorno di ferragosto, in via Cesenatico (ora Via Allende) al numero 52, casa poi demolita pochi anni fa. Qui nacquero anche i figli di Secondo Casadei, Giampiero e Riccarda. Nell’atto di battesimo è indicato come Raul (senza la o) e poi Verdiano, nome profetico in quanto riferito alla musica e al grande Giuseppe Verdi.

I ricordi dei coetanei e compagni di scuola di Sant’Angelo riflettono i modi di vivere del suo tempo, di poco precedenti e successivi alla seconda guerra: giocavano ai ‘ghegg’ (piccole biglie di terracotta da lanciare con la forza delle dita lungo un percorso di sabbia o di terra) oppure a saltamula nel cortile della scuola o in parrocchia al passavolante, una sorta giostra casereccia con un palo fissato nel campo sportivo che si faceva ruotare a mano con su appesa qualche catena su cui aggrapparsi. Il padre di Raoul, Dino, faceva il barbiere ed anche il taxista. Spesso accompagnava l’orchestra del fratello Secondo.

A Sant’Angelo Raoul ha frequentato le elementari: il plesso era poco distante da casa sua, e dall’uscio aspettava i compagni che arrivavano a piedi per andare assieme in classe. Verso il 1950 emigrò con la famiglia a Villamarina di Cesenatico, aveva da poco iniziato gli studi alle magistrali di Forlimpopoli, dove si diplomò maestro elementare. Di musica ancora non se ne parlava. In quegli anni le maglie della prima squadra di calcio santangiolese venivano realizzate e confezionate dalla giovane Amneris, sorella di Raoul. Chi lo conobbe in quegli anni, fra questi un coadiutore che gli teneva lezioni di latino, lo ricorda come un giovanotto molto educato, rispettoso e quasi riservato. Caratteristica che perderà quando entrò, dopo vari anni anni passati altrove come maestro di scuola, nel mondo dello spettacolo e dell’orchestra Casadei, con la sua verve e simpatia comunicativa. Il resto è storia.

Edoardo Turci