Cesena, sfilò con la bara tricolore. La pena? Lavorare per l’Arcigay

Militante di Forza Nuova sotto accusa per odio razziale ottiene l’affidamento in prova ai servizi sociali per estinguere il reato

La manifestazione di Forza Nuova andata in scena il 5 febbraio 2017

La manifestazione di Forza Nuova andata in scena il 5 febbraio 2017

Cesena, 18 ottobre 2019 - Si sgretola il fronte degli estremisti di Forza Nuova che domenica 5 febbraio 2017 organizzarono a Cesena il ‘funerale d’Italia’ portando a spalla una bara coperta dalla bandiera tricolore, per protestare contro l’unione civile tra due uomini che si stava celebrava in municipio.

Qualche giorno dopo il fatto i coniugi  di Santarcangelo di Romagna, si defilarono dal movimento e nei mesi successivi collaboraro all’organizzazione di manifestazioni del movimento gay.  Ieri è stata la volta di un imbianchino di 57 anni, che vive sull’appennino forlivese: ha chiesto e ottenuto dal giudice Massimo De Paoli l’affidamento in prova ai servizi sociali, concordando con la procura della Repubblica di Forlì un servizio che consisterà in un mese di lavoro presso il Comune di Civitella (per un totale di 60 ore), il versamento alle vittime della somma di 250 euro a testa a titolo di risarcimento danni simbolico, una giornata di lavoro presso il Comune di Cesena (l’imbiancatura di una cappella del cimitero), due giornate di lavoro presso l’Arcigay di Rimini, dove dovrà dipingere alcune stanze della sede e la sede dell’Anpi.

Se rispetterà gli impegni il reato che gli è stato contestato (violazione della Legge Mancino del ’93, che di fatto ha esteso gli effetti della legge contro l’odio razziale del 1975 anche ai casi di discriminazione di genere) sarà considerato estinto.

Per gli altri dieci imputati, invece, il processo continuerà il 20 febbraio 2020: si tratta del leader di Forza Nuova 32 anni, di Verucchio (Rimini); un  44enne, abitante a Fiorentino (Repubblica di San Marino); un uomo  di  41 anni, di Santarcangelo di Romagna; una donna di 41 anni, di Santarcangelo di Romagna; un 28enne, abitante a Montescudo di Rimini; un uomono di  48 anni, di Rimini; un 36enne, di Rimini; un 37enne di Forlì; un uomo di 64 anni, di Meldola, e uan donna, 40 anni, di Faenza.

Contro di loro si sono costituti parte civile e due giovani che si unirono civilmente (difesi dagli avvocati Francesca Rupalti e Manuel Girola di Milano); il Comune di Cesena (difeso dall’avvocato Benedetto Ghezzi) e l’Arcigay di Rimini - Forlì - Cesena nella persona del suo presidente Marco Tonti (difeso dall’avvocato Christian Guidi di Rimini).