Evasione milionaria delle imposte

In corso processi per frode fiscale compiuta attraverso un carosello di società sconosciute al fisco

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di Paolo Morelli

Una miriade di società a responsabilità limitata con capitale sociale basso e sede in Italia, Inghilterra e in altri paesi, a volte con lo stesso nome, il che rendeva più difficile distinguerle; in comune le società avevano la caratteristica che non tenevano alcuna forma di contabilità, non presentavano dichiarazioni dei redditi né dichiarazioni Iva, e ovviamente non versavano alcunché allo Stato sotto forma di tasse e imposte.

Da un’indagine della guardia di finanza di Cesena nata da tre denunce presentate nel 2018 da una donna di Rovigo è scaturito un maxifascicolo giudiziario che si è poi suddiviso in diversi tronconi: alcuni imputati sono già stati processati e condannati nel 2020, altri hanno scelto riti alternativi conclusi una settimana fa, mentre il processo principale si sta svolgendo davanti al collegio giudicante (Monica Galassi, presidente, Ilaria Rosati e Marco De Leva) con il pubblico ministero Fabio Magnolo.

I fatti risalgono al 2016-2017 e finora hanno portato alla confisca di beni mobili e immobili per circa 12 milioni di euro.

Gli imputati che hanno già definito le loro posizioni attraverso processi con riti ordinario o alternativi sono sette: Matteo Lombardi, condannato complessivamente a 3 anni e 8 mesi di reclusione; Francesco Della Torre , condannato a 6 anni e 10 mesi; Paolo Dosi, 1 anno e 6 mesi; Athos Montesi, 4 anni e 1 mese; Roberto Mantani, 1 anno e 11 mesi; Nadia Angelini, 1 anno e 10 mesi. Assolta, invece, Erica Olivi.

Nel processo principale sono rimasti due imputati: Maurizio Senni, 51 anni, architetto di Longiano che vice e lavora anche a Londra dove ha preso la residenza, difeso dagli avvocati Alessandro Monteleone di Cesena ed Emanuela Buccheri di Forlì, e Carlo Caposeno, di Rimini, difeso dall’avvocato Luca Borghesi di Bagnacavallo.

Ieri mattina c’è stata un’udienza, la terza, nella quale sono stati sentiti alcuni testimoni citati dal pubblico ministero: di rilievo la deposizione della donna che, insieme al figlio, investì oltre mezzo milione di euro nelle società che facevano capo a Murizio Senni: la Bysell di Forlì che acquistava lotti di merce da fallimenti e poi li rivendeva su internet, e la Lvm che si occupava di brevetti in campo scientifico, ma aveva un ingente debito con l’Agenzia delle entrate. Quando capì che i suoi investimenti non sarebbero andati a buon fine (riuscì recuperare solo una parte dei soldi versati) presentò alcune denunce per truffa e circonvenzione di incapace, ma la procura della Repubblica chiese l’archiviazione.

E’ stato poi interrogato il luogotenente della guardia di finanza di Cesena Marco Guarino che condusse le indagini: ha raccontato dello sviluppo realizzato soprattutto attraverso il contenuto di una chiavetta usb di Maurizio Senni e di alcuni telefonini dello stesso Senni e di altri indagati: Per analizzare le società fu necessario ricorrere alla documentazione dei conti correnti e delle carte di credito poiché non esistevano contabilità, bilanci, dichiarazioni dei redditi o dell’Iva, documentazione che non fu consegnata neppure ai curatori delle società che fallirono. Due ore non sono state sufficienti al luogotenente Guarino per conpletare l’esposizione, per cui il suo interrogatorio continuerà nella prossima udienza, fissata a fine maggio.